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ultime lettere d’jacopo ortis. 91

gente fra’ tiglj; ci rizzammo: e l’accompagnai sino alle sue stanze.

Ah, s’io non mi sentissi oramai spento quel fuoco celeste che nel caro tempo della fresca mia gioventù spargeva raggi su tutte le cose che mi stavano intorno, mentre oggi vo brancolando in una vota oscurità! s’io potessi avere un tetto ove dormire sicuro; se non mi fosse conteso di rinselvarmi fra le ombre del mio romitorio; se un amore disperato che la mia ragione combatte sempre, e che non può vincere mai — questo amore ch’io celo a me stesso, ma che riarde ogni giorno e che s’è fatto onnipotente, immortale — ahi! la natura ci ha dotati di questa passione che è indomabile in noi forse più dell’istinto fatale della vita — se io potessi insomma impetrare un anno solo di calma, il tuo povero amico vorrebbe sciogliere ancora un voto, e poi morire. Io odo la mia patria che grida: — Scrivi ciò che vedesti. Manderò la mia voce dalle rovine, e ti detterò la mia storia. Piangeranno i secoli su la mia solitudine; e le genti s'ammaestreranno nelle mie disavventure. Il tempo abbatte il forte: e i delitti di sangue sono lavati nel sangue. — E tu lo sai, Lorenzo: avrei il coraggio di scrivere; ma l’ingegno va morendo con le mie forze, e vedo che fra pochi mesi io avrò fornito questo mio angoscioso pellegrinaggio.

Ma voi, pochi sublimi animi, che solitarj o perseguitati, su le antiche sciagure della nostra patria fremete, se i cieli vi contendono di lottare contro la forza, perchè almeno non raccontate alla posterità i nostri mali? Alzate la voce in nome di tutti, e dite al mondo: Che siamo sfortunati, ma nè ciechi nè vili; che non ci manca il coraggio, ma la possanza. — Se avete braccia in catene, perchè inceppate da voi stessi anche il vostro intelletto, di cui nè i tiranni nè la fortuna, arbitri d’ogni cosa, possono essere arbitri mai? Scrivete. Abbiate bensì compassione a’ vostri concittadini, e non istigate vanamente le loro passioni politiche; ma sprezzate l’universalità de’ vostri contemporanei: il genere umano d’oggi ha le frenesie e la debolezza della decrepitezza; ma l’umano genere, appunto quand’è prossimo a morte, rinasce vigorosissimo. Scrivete a quei che verranno, e che soli saranno degni d’udirvi, e forti da vendicarvi. Perseguitate con la verità i vostri persecutori. E poiché non potete opprimerli, mentre vivono, co’ pugnali, opprimeteli almeno con l’obbrobrio per tutti i secoli futuri. Se ad alcuni di voi è rapita la patria, la tranquillità, e le sostanze; se niuno osa divenire marito; se tutti paventano il dolce nome di padre per non procreare nell’esilio e nel dolore nuovi schiavi e nuovi infelici, perchè mai accarezzate così vilmente la vita ignuda di tutti i piaceri? Perchè non la consecrate all’unico fantasma ch’è duce degli uomini generosi, la gloria? Giudicherete l’Europa vivente, e la vostra sentenza illuminerà le genti avvenire. L’umana viltà vi mostra terrori e pericoli; ma voi siete forse