Pagina:Una salita al Monviso.djvu/20

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Sono rare le deformità, e, sia per quel poco che c’ebbi a fare io, come per le relazioni di altri viaggiatori, debbo inferirne, che questi valligiani sono e cortesi e discreti. Pur troppo non è così in tutte le valli alpine. Ricorderai certe gite pedestri da noi fatte in luoghi ove tutto il creato era all’apice del bello e del sublime: il solo bipes implumis orribile per la deformità, la sconcezza e la villania.

Oltre Piasco non vidi traccia di alcuna particolare industria alquanto estesa. Quanta forza motrice nelle cascate della Varaita, che scorre inutilmente! Quante miniere di lavoro, assai più perenni delle miniere di carbon fossile, intieramente neglette!

Eravamo partiti alle cinque da Saluzzo, e, malgrado un’ora di sosta a Verzuolo, giunsimo alle 9 1/2 a Sampeyre, ove ci fermammo oltre un’ora e mezza per lo asciolvere e per lasciar riposare i cavalli.

Profittammo di questo intervallo per una prima prova dei barometri, facendo stazione nel piano terreno all’albergo della Croce Bianca.

Alle osservazioni fatte a Sampeyre col tuo e mio barometro, contrapporrò quelle fatte contemporaneamente a Verzuolo dal sig. Pulciano: