Pagina:Una sfida al Polo.djvu/114

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108 capitolo ix.


Le sue lunghissime gambe si tesero ed il corpo intero si sollevò, attraversando facilmente la distanza che separava l’automobile dal carrozzone.

— Ecco un vero saltatore! — esclamò il canadese. — È vero, Dik? —

L’ex-baleniere rispose con una specie di grugnito e non voltò nemmeno la testa. Abituato agli intensi freddi dei mari polari, si trovava benissimo sotto il lenzuolo nevoso, specialmente colla pipa fra le labbra.

Oh, ne aveva passate ben altre delle nottate terribili al nord dello stretto di Behring e sulle coste dell’Alaska!...

Lo studente era caduto quasi nel mezzo del tetto del carrozzone, tenendosi ancora in piedi per un prodigio di equilibrio e provocando, da parte dei lupi sempre vigilanti, degli ululati spaventevoli che non lo avevano però affatto commosso.

Essendo quel tetto ben più alto della capote di cuoio della macchina, poteva ridersi delle minaccie dei cervieri ed anche dei neri, buoni corridori ma pessimi saltatori di fronte ad un campione di Cambridge.

— Dik, — disse il canadese, volgendosi verso il meccanico — Vi sentireste in caso di tentare anche voi il salto?

— Preferisco starmene qui sotto la neve, signore. Non sono mai stato un saltatore io.

— Ed io preferirei trovarmi al coperto. Dopo tutto non mi sembra un gran che fare quella volata, ora che Walter si troverà pronto a sorreggerci.

Là, proviamo.

— Venite anche voi, signore? — chiese lo studente che stava sbarazzando il tetto del carozzone.

— Vengo ad aiutarvi. Tenetevi pronto ad afferrarmi. —

Misurò collo sguardo per bene la distanza, si raccolse su sè