Pagina:Una sfida al Polo.djvu/134

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128 capitolo x.

pedire alla balena di affondare. In questo caso gli esquimesi non ne avranno bisogno, poichè questo disgraziato cetaceo non lascerà più il suo banco se non a pezzi.

Ecco che l’attacco comincia.

— E noi assisteremo a questa caccia senza fare nulla? — chiese lo studente. — Cerchiamo di affrettare, a colpi di mauser, l’agonia della balena.

Le risparmieremo altri dolori.

— Così avremo anche noi il diritto di reclamare qualche pezzo di quel colosso, — disse il canadese.

— Osereste mangiare di quel lardo, signor di Montcalm?

— Oh no, quello lo lasceremo agli esquimesi e faremo loro un gran piacere, essendo ritenuto un pezzo scelto. Domanderemo invece un po’ di lingua per trarne dell’olio che si dice sia ottimo per friggere il pesce, quando però è fresco, è vero, Dik?

— Buonissimo, signore. Attenzione: ecco l’attacco!... —

I cinquanta kayaks si erano rapidamente divisi in due ranghi, per assalire il gigante a tribordo ed a babordo, presso la testa, ed evitare i terribili colpi di coda che si succedevano senza interruzione, sconvolgendo l’acqua della baia per una distanza notevolissima.

La balena si era già accorta della presenza dei nemici e mandava dei clamori sempre più formidabili.

Nel medesimo tempo faceva degli sforzi disperati per sottrarsi dal mal passo ove si trovava, imprimendo al suo corpaccio dei sussulti formidabili che facevano vibrare la sua grassa cotenna come se fosse una massa gelatinosa.

— Mirate presso gli occhi!... — disse il canadese allo studente. — Sprechereste inutilmente le palle se vi provaste a tirare contro quella botte di grasso.

— Va bene, — risposse Walter.

Un momento dopo, quando già gli esquimesi cominciavano