Pagina:Una sfida al Polo.djvu/149

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il traditore all’opera 143

tollerabili solo, sono il primo a convenirne, dagli stomachi degli esquimesi?

Vi assicuro che nemmeno io assaggerò questi manicaretti polari, debbano o no offendersene i nostri cari orsi del nord.

— Corpo di Giove!... Mi ero scordata la nostra colazione.

— Mettetela fuori dunque, e vedremo se il capo ed il suo compare faranno più onore alle nostre conserve alimentari o alle loro teste di foca.

— Ma si soffoca qui dentro, signor di Montcalm. Io puzzo già come un pozzo nero.

— Ce ne andremo al più presto, Walter. Credo che anche Dik cominci ad averne abbastanza.

— È vero, signore, — rispose lo chaffeur. — Preferisco respirare della buona aria gelata a 50° sotto.

— Allora spicciamoci. —

Il canestro fu vuotato accanto alla zuppa di roccia ed alle teste di foca ed alle oche e tutti cominciarono un poderoso attacco, sopratutto i due esquimesi.

La zuppa ed i manicaretti polari fecero una gran magra figura, poichè anche il capo e lo stregone preferirono divorare le provviste degli esploratori e lasciare in pace le teste di foca ed anche le oche.

L’olio non fece la sua comparsa poichè le due bottiglie di buon vino lo surrogarono e che furono prestissimo asciugate dai due compari del nord.

— Andiamocene, — disse Walter, gettando in aria il canestro vuoto. — Aria!... Aria!...

— Sì, sì, lasciamo subito questa cloaca, — disse il canadese. — Al diavolo tutte le capanne di questi orsi polari. —

Ne avevano fino sopra i capelli, compreso Dik, il quale aveva finito per trovarsi a disagio là dentro, quantunque avesse soggiornato molte volte presso le tribù esquimesi.