Pagina:Una sfida al Polo.djvu/293

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le ultime corse 287


Ora erano i pak dei larghi stretti aperti al di là della terra di Ellesmore, che mettevano a dura prova ed a grandi rischi quei tre animosi — o meglio i due animosi — colle loro pressioni.

Da quattro giorni correvano senza posa, talvolta bersagliati da improvvisi uragani di neve, quando verso il mezzodì del quinto giorno il treno passò sulla terra di Smith, una delle più settentrionali e delle meno note.

— Prendiamoci ventiquattro ore di riposo, — disse il canadese, dopo che l’automobile, con grande fatica, ebbe superata l’alta costa, sprofondando fino all’altezza delle ruote in un campo di neve non ancora rassodato. — Ne abbiamo bene il diritto.

— È ancora molto lontano questo signor Polo? — chiese lo studente.

— Io spero, fra due giorni, se nulla di grave succede, di sturare la nostra famosa bottiglia di champagne sull’incrocio dei meridiani e di vuotarla....

— Alla salute dei begli occhi di miss Ellen Perkins, — interruppe Walter.

Il canadese lo guardo socchiudendo più volte gli occhi, poi rispose bruscamente:

— No.... alla nostra. Pranziamo; e poi, giacchè il vento non ci tormenta e la temperatura è diventata stranamente mite, andremo ad esplorare un po’ il paese ed a cacciare. —