Pagina:Una sfida al Polo.djvu/300

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294 capitolo xxiii.


Si alzò senza dimostrare alcuna sofferenza, incrociò le braccia e dopo d’aver guardato lo studente che si era precipitato dietro al mammouth, gli disse:

— Signor di Montcalm, vi devo la vita.

— Mi è costato ben poco a conservarvela. Al mio posto voi avreste fatto altrettanto.

— Non lo so, signore, — rispose l’ex-baleniere, con voce grave.

— Che cosa vorreste dire, Dik? — chiese il signor di Montcalm con stupore.

— Che avendomi salvata la pelle, io vi condurrò al Polo.

— Dik!... Siete impazzito? Io non riesco a comprendervi.

— Mi comprenderete subito quando vi dirò che mister Torpon mi ha dato diecimila dollari per impedirvi di andare al Polo.

— Miserabile!... — gridò il canadese, levandosi la rivoltella che portava alla cintura e puntandogliela contro.

— Uccidetemi pure, — disse l’ex-baleniere. — Siete nel vostro diritto. —

Il canadese aveva subito abbassata l’arma, poi l’aveva rimessa nella guardia.

— Vi ha versato diecimila dollari! — esclamò.

— Sì, signor di Montcalm.

— Mi aspettavo qualche brutto tiro da parte di quel yankee. Mi stupisce però che voi vi siate lasciato comperare da quell’uomo.

— Sono un miserabile, signore, — rispose Dik, con voce sorda. — Che cosa volete? Quei diecimila dollari caduti dal cielo mi avevano acciecato.

In quel momento pensavo con quella somma di armare una piccola goletta e di ritornare baleniere per mio conto.

— Confessate di aver cercato di rovinare il nostro motore?