Pagina:Una sfida al Polo.djvu/48

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42 capitolo iv.

lano reciprocamente, nè cessano finchè l’uno o l’altro non vuoti l’arcione morto o moribondo.

Negli Stati dell’Est, vanno più per le spiccie. Si prendono due pistole esattamente eguali, se ne carica una sola, si fa scegliere ai due avversari in una stanza oscura ed ognuno è obbligato a puntarsela al cuore od alla tempia e far scattare il grilletto.

Tanto peggio per quel disgraziato che ha avuta la sfortuna di scegliere quella contenente la palla che lo manderà diritto a fare la conoscenza con messer Caronte.

Più terribile, più emozionante invece è il duello col bowie-knife, quantunque di esito più incerto.

I due rivali entrano per due diverse porte, a piedi nudi, in una stanza perfettamente oscura, armati del loro terribile coltellaccio, si cercano brancolando silenziosamente fra le tenebre e quando s’incontrano si accoltellano all’impazzata.

Tanto peggio per quello che ne prende di più o a cui arriva una puntata al cuore od alla gola, che tronchi la carotide.

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Come abbiamo detto, il canadese era uscito dalla porta di sinistra assieme al suo maestro di boxe, entrando in una stanza che sembrava piuttosto un gabinetto per fumatori e che era ancora illuminata, poi aveva subito disposto su un tavolino laccato alla giapponese il suo cronometro d’oro per contare i cinque minuti.

Quantunque potesse trovarsi sull’orlo della tomba, non ignorando d’aver da fare con un avversario risoluto e coraggioso, appariva tranquillissimo.

Il suo partner gli aveva preso subito il polso della mano destra, tenendo gli occhi fissi sulle lancette dell’orologio.

— Bene, — disse, facendo schioccare la lingua. — Batte