Pagina:Versi del conte Giacomo Leopardi.djvu/21

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A la mattina il cacciator, che trova
L’orme intricate e false, e da i covili
Error vario lo svia; salve o benigna
De le notti reina. Infesto scende
Il raggio tuo fra macchie e balze o dentro
A deserti edifici, in su l’acciaro
Del pallido ladron ch’a teso orecchio
Il fragor de le rote e de’ cavalli
Da lungi osserva o il calpestio de’ piedi
Sul tacito sentier; poscia improvviso
Col suon de l’armi e con la rauca voce
E col funereo ceffo il core agghiaccia
Al passegger, cui semivivo e nudo
Lascia in breve tra’ sassi. Infesto occorre
Per le contrade cittadine il bianco
Tuo lume al drudo vil che de gli alberghi
Va radendo le mura e la secreta
Ombra seguendo, e resta, e si spaura
De le ardenti lucerne e de gli aperti
Balconi. Infesto a le malvage menti,
A me sempre benigno il tuo cospetto
Sarà per queste piagge, ove non altro
Che lieti colli e spaziosi campi
M’apri alla vista. Ed io soleva ancora,
Bench’innocente io fossi, il tuo vezzoso