Pagina:Versi di Giacomo Zanella.djvu/264

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250 le nozze di tetide e peleo.


     Ohè gridando, squassano i capelli:
Chi scuote il tirso: con adunche mani
Qual degli uccisi buoi strappa le pelli
356E ne disperge i sanguinosi brani;
Questi van cinti di serpenti: quelli
Ne’ dischiusi canestri i riti arcani
Stan compiendo in disparte, orgie tremende,
360Che orecchio di profani non intende.

     Col pugno sollevato altri percote
I risonanti concavi timballi;
Altri desta agitando argute note
364Da’ tintinnanti tremoli metalli;
Qual poste al corno le gonfiate gote
Di lungo reboato empie le valli,
Cui del flauto barbarico si accorda
368Orribile stridor che i campi assorda.

     Di sì vaga pittura e sì pomposa
Il tappeto regal sparso ridea,
Che il letto ricopria, dove già sposa
372Dormito avrebbe la leggiadra Dea.
Poi che l’accorsa gioventù bramosa
Di mirar fu satolla, il piè togliea;
Il piè toglieva riverente e muta,
376Dando loco de’ numi alla venuta.