Pagina:Versi di Giacomo Zanella.djvu/300

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286 saffo a faone.


     E la concava grotta ancor rimiro
Scabra di tufi che mi fur più belli
204Che niveo marmo a’ dì del mio deliro.

     Riveggo il bosco che di fior novelli
Spesso un letto ne porse e tanto amore
207Fra l’ombre ricoprì degli arboscelli.

     Ma dove della selva e del mio core
Sparve il signor? M’è quella selva oscura
210Dal dì che n’è partito il tuo splendore.

     L’erba conobbi che all’estiva arsura
Ne sostenne adagiati: ancora oppressa
213Era dal nostro peso la verzura.

     Forsennata precipito sovr’essa,
Sul sito ove tu fosti, e baci e pianto
216Porgo ad ogn’orma da’ tuoi piedi impressa.

     E meco dispogliato il folto ammanto
Piangono i rami; nè dal nido ascoso
219Sciolgono allegri gli augelletti il canto.

     Progne, tu sola del trafitto sposo
Memore ancora e de’ tuoi rei furori
222Iti vai gorgheggiando in suon doglioso.