Pagina:Versi di Giacomo Zanella.djvu/322

Da Wikisource.
308 la partenza per l'esiglio.


     Servi e compagno a scegliermi
Stordito io non attesi;
Oro, difesa all’esule,
20E vesti io non mi presi.

     Giacqui percosso, attonito,
Come percosso e domo
Uom giace dalla folgore,
24Tronco vital, non uomo.

     Poi che dal cor le nuvole
Lo stesso duol rimosse,
E vigoria ripresero
28Dell’anima le posse,

     Sorto, l’addio novissimo
Volgo a’ dolenti amici;
Due furon meco; ed erano
32Tanti a’ miei dì felici.

     Alto io piangeva: al trepido
Mio seno la consorte
In disperato spasimo
36Stretta piangea più forte.

     Lungi dal patrio Tevere,
Di mia fortuna amara
Nelle contrade libiche
40Vivea la figlia ignara.