Pagina:Versi di Giacomo Zanella.djvu/333

Da Wikisource.

cefalo e procri. 319


     Come di un uom vestigio
Vide sull’erba impresso,
Fiero la colse un tremito,
68Le battè ’l cor più spesso.

     Ed alto il sol degli arbori
L’ombra minor già fea,
E spazio eguale il vespero
72Dall’alba dividea.

    Ecco ritorna Cefalo,
Beltà divina, al fonte,
Nelle fresche acque a tergere
76La polverosa fronte.

     Procri lo mira e palpita:
Ei steso sull’erbetta,
Venite, esclama, o zefiri.
80Vieni, cortese auretta.

     L’inganno del vocabolo
Procri conobbe appena,
Che l’ansio core esilara,
84La faccia rasserena.

     Sorge; e col petto aprendosi
La via fra le conserte
Ombre del bosco a Cefalo
88Sen corre a braccia aperte.