Pagina:Versi di Giacomo Zanella.djvu/393

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properzia rossi. 379


     Meco immortale il mio dolor soggiorna;
I miei passi accompagna e tinge in nero
30Quanto natura più di riso adorna.

     Già tremenda mi suona entro il pensiero
Un’assidua parola: il tuo sospiro
33Donna, non val che ad irritar l’altero.

     O tu mio divo spasimo e deliro,
Tu che di ghiaccio e di disdegno armato
36Crudel gioco ti fai del mio martíro,

     Addio! Se almen mi concedesse il fato
Pria che l’aura del dì mi sia rapita,
39Posarti in seno il capo affaticato,

     E disciogliermi in pianto e non udita
Pur sul collo morirti, al tutto orrendo
42Il tenor non direi della mia vita.

     L’ala di morte or desïosa attendo;
E pur quanto sereni avrei veduti
45I miei giorni passar teco vivendo!

     Or ambo in festa: ora tranquilli e muti
Mirando il cielo, nè piacer gustando
48Maggior che d’esser ivi ambo seduti;