Pagina:Versi di Giacomo Zanella.djvu/49

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milton e galileo. 35

Docili aggioga le selvagge forze
Che gli evi tenebrosi empiean di larve.
L’ali incatena al fulmine: il listato
275Cinto fura alla luce; e gli elementi
A suo senno stemprando, a novi corpi
Origin dona: civiltà procede,
E di saper, di costumanze e d’agi
Più nobil fassi e più gentil la vita.
280Cotanta di trofei mèsse corranno
Lungo il sentier, che ritentando io schiusi,
Le non remote età! Di sue conquiste
Il mortal tuttavia non inorgogli;
Nè sè creda alle cose unico sire,
285Unica legge e fine. I monti adegui:
Misuri i mari: annoveri le stelle;
Ma dì non sia, che baldanzoso usurpi
Trono non suo. Segreto affanno il core
Talor mi stringe, o figlio. Arme tagliente
290Misi in pugno al mortal. Contro il suo petto
Ch’ei forsennato non la volga, ed ebbro
Di miseranda insania, — È mio lo scettro,
Sclami, del mondo: alfin mel rendi, Iddio.”

     La fronte si percosse, e somigliante
295Ad uom, ch’immago luminosa afferri
Nell’ansia mente d’improvviso apparsa,
Il poeta levossi. Indi ristette
Sospeso alquanto, e posto al labbro il dito,