Pagina:Versi di Giacomo Zanella.djvu/95

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a mia madre. 81

     Madre! Il tuo caro viso,
I santi detti tuoi che a me bambino,
Su’ tuoi ginocchi assiso,
Furon maestri, ancor contento inchino.
Semplici detti; ma l’ingegno umano
24Forse con frutto scandagliò l’arcano?

     Forse il pensier si acqueta,
Quando in eterno d’atomi tumulto
Che non ha legge o meta,
Pone de’ mondi il nascimento occulto?
Se mi grido fratel del sozzo urango
30Si appaga il core? o sente men di fango?

     Madre! Di dotte inchieste
Tornan ben lagrimevoli gli allori,
Se più crucciose e meste
Fansi le vite e più gelati i cori.
Se dal ver riedo meno eccelso e puro,
36Amo al tuo fianco riposarmi oscuro.

     La Fé che questo adorno
Rotante padiglion dell’universo
In preveduto giorno
Sia dall’abisso al divin cenno emerso;
Che l’uom primier pel mal gustato frutto
42Sé travolgesse e tutti i suoi nel lutto:

Zanella 6