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5° VICRAMÒRVASI. — ATTO U. Nipunìca. Manàvaco. Pururàvasa. Manàvaco. Pururàvasa. Manàvaco. Pururàvasa. Anzi s’accresce il mio sospetto adesso Ch’io ti vedo cosi, mite e dimesso. Di qua, signora (la regina lascia il re ed esce col corteggij). Inver, la tua consorte Da te s’è allontanata Come fiumana cui la pioggia ingrossai Ebbi nemica sortei Ogni ossequio gentil, ma senza amore, Pur quando sia di cari accenti adorno, Di donna accorta non lusinga il core, E a gemma é par con oro falso intorno. Ben è vero: non pub chi soffre agli occhi Di viva fiamma sopportar la luce. Pur, benché sia rivolto Sempre alla vaga ninfa il mio pensiero, In alto pregio ho la regina; intanto Poiché l’ossequio mio EU’ha con tanta irriverenza accolto, Egual contegno vo’ serbarle anch’io. Via, non si parli più della regina; Ora a me pensa che ti sto d’attorno E di cibarmi ho d’uopo. Vedi, é l’ora del bagno, Del desinare..... Oh come? È gii passata una meti dèi giorno? Soffocato il pavon dall’aria afosa, Avido di frescura, Entro il cavo dell’albero si posa; D’api uno sciame sopra La carnicara folta s'assecnra Ed il fogliame a punzecchiar s’adopra. L’anitra lascia il caldo rivo, e ’l fiore Delle ninfèe sol brama: E, de la gabbia molle abitatore, Il pappagallo or gira Nel chiuso uccellatolo, ed « acqua » esclama, E balbettando ognor « acqua » sospira. (co/i vanno via). (FINISCE a 2° ATTO).