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La vaga ninfa dalla coscia nata
Di Nara ch’è a Visnù compagno pio
Pei sentieri del ciel movea beata,
Poi ch’ebbe chiesto commiato al dio.
Che di Cailàsa la montagna guata.
Ecco, a metà del ripido pendio,
È dai nemici degli dei ghermita,
Perciò le ninfe van gridando: Aita!

(finisce l'introduzione).




(Si scopre la scena ed entrane le Apsàrase).
Apsàrase.Soccorreteci, o prodi, aita, eroi!
Havvi alcuno tra voi
Che con ala immortal possa librarsi
Rapidamente a volo.
Alcun ch’osi affrontar le vie del cielo? (entrano il re e l'auriga sul carro)
Pururàvasa.Su via, cessi il lamento! Or qui son io
Pururàvasa, il re: testè compito
Di Súrya il sacro rito,
Intender bramo contro chi v’é d’uopo,
Apsàrase gentili, il braccio mio?
Ramba.Contro gli Àsuri arditi!
Pururàvasa.E quale oltraggio, quale
Ha l’audacia degli Àsuri commesso?
Ramba.Orben, ti piaccia udire,
O magnanimo sire:
Quella ninfa ch’è d’Indra arma leggiadra
S’egli ha talor sospetto
D’alcuno in gravi penitenze immerso,
Quella gentil ch’è invidia
Della vaga di Siva augusta sposa
Di sue bellezze altiera,
Colei che il Ciel fa co’ suoi vezzi adorno,
La nostra amica Urvàsi,
Mentre facea ritorno
A Citralèca unita
Dall’eccelsa magio» del dio Cuvèra,
Nel mezzo del cammino
Da un Danàvo crudel ci fu rapita!
Pururàvasa.Non avete voi visto,
O ninfe, per qual parte
Dell’etereo cammin fuggìa quel tristo?
Apsàrase.Inverso tramontana.
Pururàvasa. Orben, da banda