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edizioni lxxxix


Luigi Carrer, ripubblicando nel 1840 la Vita Nuova nel suo grazioso volumetto intitolato Autori che ragionano di sè (Venezia, co’ tipi del Gondoliere, p. 1-73), afferma di aver «tenuto sottocchi la milanese del Pogliani 1827», contento «di rendere più divulgato un testo», che non fu pubblicato se non in sole sessanta copie» (p. xv). Corresse infatti col sussidio di esso la lezione biscioniana, ma non sì che qualche variante di questa non rimanesse, e anche in casi dove la correzione degli Editori Milanesi è necessaria, come: XIX 15 che l’altre di sopra, 18 delle sue belle bellezze, XXIII 4 certi visi di donne, diversi, XXXVII 3 non rimanesse non saputa, pur dal misero.

5. vita nova | di | dante alighieri | secondo la lezione | di un Codice inedito | del secolo xv. || Pesaro | dalla tipografia nobili | 1829.

Questa edizione comparve in due forme: una di lusso, col titolo e le divisioni impresse in carattere rosso, dedicata «ad Anna Zanucchi nelle nozze di sua figlia Leonilde con Filippo Medi»; l’altra in carta e caratteri comuni, ma «colle varianti delle edizioni più accreditate» (cioè delle quattro fondamentali da noi sinora esaminate) nei margini.

Curarono l’edizione L. C. Ferrucci, allora professore d’eloquenza in Pesaro, e il conte Odoardo Machirelli, riproducendo un Ms. del sec. xv, oggi irreperibile, non però con fedeltà diplomatica. Che anzi confessano (p. vi) d’aver omesso parecchie varianti «dipendenti principalmente dall’ortografia» del codice, «come sarebbero: virtute — puose — vene (per viene) — contastare — loco — esto — diciere — sanza — matèra — ecc.», tanto che quando lasciano correre quest’ultima voce, credono opportuno di giustificarsi col dire (p. 20): «In un sonetto, ove si trovano dolzore, erranza, accordanza può correre anche matèra». Quanto alle divisioni, pur avendole trovate a loro posto, ma sottolineate in rosso, s’indussero a credere «che in tempi più vicini a Dante queste dichiarazioni e divisioni si considerassero tuttavia come fuori del seguito dell’operetta», e consigliatisi perciò di separarle dal testo e di riguardarle come semplici note o chiose, le cacciarono a piè di pagina. E anch’essi doverono necessariamente per tale resecazione alterare qua e là il testo. Non mancarono invece di notare, a piè di pagina, le lezioni marginali e interlineari del codice; e ivi stesso vollero indicare quelle varianti che a loro parvero migliori della lezione volgata, giustificando anche talvolta, brevemente, la preferenza che ad esse pareva da concedere. È certo un errore e un’esagerazione quanto il Machirelli afferma nella dedicatoria dell’edizione di lusso, cioè che quale è ivi la Vita Nuova «dir si possa disposta nel vero suo ordine e ridotta alla sua genuina lezione», nè