Pagina:Walpole - Il castello di Otranto, 1795.djvu/77

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di cantare; dalla qual cosa inferirono entrambe, aver la medesima sentito il rumore delle invetriate: “vi è alcuno quì sotto,” disse la principessa. “Sì, vi son io,” rispose un’incognita voce. “Chi è,” proseguì Matilda. “Uno che non è di casa,” le fu replicato. “Ma chi siete dunque, e come quì ed in quest’ora?” soggiunse la principessa. “Mi ci trovo,” riprese lo sconosciuto, “contro la mia voglia, e per esserci stato racchiuso... ma perdonatemi se ho disturbato il vostro riposo... non sapevo di dover esser ascoltato... non potendo prender sonno nel mio letticciuolo, ho voluto passar queste ore noiose col canterellare, e mi divertivo alla finestra nel veder spuntar la vicina aurora, aspettando con impazienza d’esser lasciato uscire da questo palazzo; deh! non vi prendete pensiero di me, e tornate pure a riposarvi.” “Al sentir la vostra voce, e le vostre parole,” dissegli Matilda, “voi mi sembrate scontento; se mai siete infelice, vi compiango, e se a caso