Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/116

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90 pensieri (12-13)

la rendi e non guardi, prima se quell’autore che traduci è il solo che l’abbia usata, secondo, se è il primo; perché potrebbe anche dopo lui esser passata in uso e nondimeno non essere stato meno ardito né nuovo né esprimente il suo primo usarla. Ecco un esempio. Luciano ne’ Dialoghi de' morti; Ercole e Diogene; usa la parola ἄντανδρον. Cerca ne’ lessici: spiegano succedaneus ec. ma se tu vòlti: sostituto, o che so io, non arrivi per niente all’efficacia burlesca e satirica di quella nuova parola di Luciano che vuol dire: contrappersona, e colla sua novità ha una vaghezza e una forza particolare specialmente di deridere (Nota bene. Io non so se questa voce di Luciano sia di lui solo: la trovo ne’ Dizionari senza esempio, onde potrebbe anche esser propria della lingua; e bisogna cercare migliori dizionari che io per ora non ho; perché cadrebbe a terra quest’esempio, per altro sufficiente a dare ad intendere, vero o no che sia la mia proposizione e osservazione). Quello che io ho detto delle parole va inteso anche dei modi, frasi, ec. ec. ec.  (13)


*   Non credo che siano molto da ascoltare quelli che credono che certi passi sublimi della Bibbia avanzino ogni altro passo sublime di qualsivoglia autore, e lo provano colla grandezza materiale dell’immagine; per esempio, dicono, il misurare le acque colla mano e pesare i cieli colla palma, (Is., 40,12) è ben piú che scagliar la folgore dall’alto di Ato e di Rodope e riempier di spavento i cuori de’ mortali, crollar l’Olimpo coll’accennar del capo, ec. ec. Senza dubbio non si può dir niente di Dio che non sia infinitamente al di sotto del vero, e però la Bibbia (e la Bibbia molto meno che qualunque altro) non dice mai cosa che appetto al vero non sia strapiccolissima; e pure io ardirò di affermare che quelle tali espressioni della Bibbia nella poesia umana sono esagerazioni, e che in essa poesia vale assolutamente piú in rigore di pregio poetico