Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/145

Da Wikisource.
(28-29) pensieri 119

piú studio e piú fino gusto, e giudizio piú squisito, quegli avrebbe potuto essere effettivamente il Pindaro, e questi effettivamente l’Orazio italiano. Tra il Filicaia e il Guidi non so a chi dare la preferenza; mi basta che sieno gli ultimi e a gran distanza dagli altri due, mentre, secondo me, quando anche fossero stati in tempi migliori, non aveano elementi di lirici piú che mediocri, anzi forse non si sarebbero levati a quella fama ch’ebbero e in parte hanno.  (29)


*   Tutto è o può esser contento di se stesso, eccetto l’uomo, il che mostra che la sua esistenza non si limita a questo mondo, come quella dell’altre cose.


*   Canzonette popolari che si cantavano al mio tempo a Recanati.(decembre 1818).

Fàcciate alla finestra, Luciola,
  Decco che passa lo ragazzo tua,
  E porta un canestrello pieno d’ova
  Mantato colle pampane dell’uva.
I contadí fatica e mai non lenta,
  E ’l miglior pasto sua è la polenta.
È già venuta l’ora di partire,
  In santa pace vi voglio lasciare.

Nina, una goccia d’acqua se ce l’hai:
  Se non me la vòi dà padrona sei.
                      (aprile 1819).
Io benedico chi t’ha fatto l’occhi,
  Che te l’ha fatti tanto ’nnamorati.
                     (maggio 1819).
Una volta mi voglio arrisicare,
  Nella camera tua voglio venire.
                     (maggio 1820).

*   Ottimamente il Paciaudi, come riferisce e loda l’Alfieri nella sua propria vita, chiamava la prosa la nutrice del verso; giacchè uno che per far versi si nutrisse solamente di versi, sarebbe come chi si cibasse di solo grasso per ingrassare, quando il grasso degli animali è la cosa meno atta a formare il nostro, e le cose più atte sono appunto le carni succose ma magre, e la sostanza cavata dalle parti più secche, quale si può considerare la prosa rispetto al verso.


*   Una giovane nubile educata parte del monastero, parte in casa con massime da monastero, esortava la