Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/317

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(183-184) pensieri 289

lano stoltamente quelli che dicono (gli autori della Morale universelle, t. III), che il suicidio non possa seguire senza una specie di pazzia, essendo impossibile senza questa il rinunziare alla speranza ec. Anzi, tolti i sentimenti religiosi, è una felice e naturale ma vera e continua pazzia il seguitar sempre a sperare e a vivere, ed è contrarissimo alla ragione, la quale ci mostra troppo chiaro che non v’é speranza nessuna per noi (23 luglio 1820).


*   Se nella giornata tu hai veduto o fatto qualche cosa non ordinaria per te, la sera nell’addormentarti o per qualunque altra cagione e in qualunque stato chiudendo gli occhi, ti vedi subito innanzi, non dico al pensiero ma alla vista, le immagini sensibili di quello che hai veduto. E ciò quando anche tu pensi a tutt’altro e neanche ti ricordi piú di quello che avevi veduto forse molte ore addietro, nel quale intervallo ti sarai dato a tutte altre occupazioni. In maniera (184) che questa vista, quantunque appartenga intieramente alle facoltà dell’anima, e in nessun modo ai sensi, tuttavia non dipende affatto dalla volontà, e, se pure appartiene alla memoria, le appartiene, possiamo dire, esternamente, perché tu in quel punto neanche ti ricordavi delle cose vedute, ed è piuttosto quella vista che te le richiama alla memoria, di quello che la stessa memoria te le richiami al pensiero. Effettivamente molte volte, neanche pensandoci apposta, ci ricorderemmo di alcune cose, che all’improvviso ci vengono in immagine viva e vera dinanzi agli occhi. E notate che ciò accade senza nessun motivo e nessuna occasione presente che tocchi nella memoria quel tasto, perché del rimanente molte volte accade che una leggerissima circostanza, quasi movendo una molla della nostra memoria, ci richiami idee e ricordanze anche lontanissime, senza nessuno intervento della volontà e senza che i nostri pensieri d’allora ci abbiano alcuna parte.