Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/502

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474 pensieri (444-445-446)

 (445) Non sono dunque precisamente innate né le idee né le credenze, ma è innata nell’uomo la disposizione a determinarsi dietro quella tale esperienza, inclinazione ec., a quella tal credenza o giudizio. E in questo senso io nomino le idee innate e l’istinto. E cosí appunto avviene nei bruti, i quali non hanno altre idee innate che in questo senso, e tuttavia, generalmente parlando, tutti gli animali della stessa specie hanno le stesse credenze, cioè si determinano a credere nello stesso modo; e operando giusta tali credenze sono tutti perfetti e felici relativamente alla loro essenza. Tali credenze pertanto sono effettivamente naturali e figlie legittime della natura, sebbene non partono immediatamente dalla sua mano. Ma quod est caussa caussae est etiam caussa caussati. Nello stesso modo che le azioni conformi a dette credenze sono naturali, sebbene eseguite immediatamente dall’individuo, e non dalla natura, sebben libere, e non forzate; come non sono forzate le azioni che derivano da credenze religiose, filosofiche ec., le quali tuttavia, senza esser forzate, si chiamano e sono azioni religiose, filosofiche ec. (446)


*   L’uomo si allontana dalla natura, e quindi dalla felicità, quando a forza di esperienze di ogni genere, ch’egli non doveva fare e che la natura aveva provveduto che non facesse (perché s’è mille volte osservato ch’ella si nasconde al possibile e oppone milioni di ostacoli alla cognizione della realtà); a forza di combinazioni, di tradizioni, di conversazione scambievole ec., la sua ragione comincia ad acquistare altri dati, comincia a confrontare e finalmente a dedurre altre conseguenze sia dai dati naturali, sia da quelli che non doveva avere. E cosí, alterandosi le credenze, o ch’elle arrivino al vero, o che diano in errori non piú naturali, si altera lo stato naturale dell’uomo; le sue azioni non venendo piú da credenze naturali non