Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/161

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148 pensieri (716-717-718)

lunque passione dispiacevole, non è cosí. Ma il fatto  (717) sta che il male, soggetto del dolore e delle passioni dispiacevoli, è reale; il bene, soggetto della gioia, non è altro che immaginario: e perché la gioia fosse tale da superare la capacità dell’animo nostro, si richiederebbe, come ne’ fanciulli e ne’ primitivi, una forza e freschezza d’immaginazione persuasiva e d’illusione, che non è piú compatibile colla vita di oggidí (4 marzo 1821).


*    Porzio loc. cit., (p. 702) p. 126: E se egli ec. a cui fa dubbio che ec. non l’abbia ad osservare? Leggi a cui fia.


*    Ivi, p. 134: Ed i Principi allora affermano di aver perdonato i falli quando han potere di castigargli; ma se sopraffatti da’ pericoli maggiori differiscono la vendetta, non perciò la cancellano. Non c’é senso. Leggi quando non han potere (4 marzo 1821).


*    Nunquam minus solus quam cum solus. Ottimamente vero: ma (contro quello che si usa  (718) credere e dire) perché oggidí colui che si trova in compagnia degli uomini si trova in compagnia del vero (cioè del nulla, e quindi non c’é maggior solitudine); chi lontano dagli uomini, in compagnia del falso. Laonde questo detto, sebbene antico e riferito al sapiente, conviene molto piú a’ nostri secoli e non al sapiente solo, ma alla universalità degli uomini, e massime agli sventurati (4 marzo 1821).


*    L’uomo d’immaginazione di sentimento e di entusiasmo, privo della bellezza del corpo, è verso la natura appresso a poco quello ch’é verso l’amata un amante ardentissimo e sincerissimo, non corrisposto nell’amore. Egli si slancia fervidamente verso la natura, ne sente profondissimamente tutta la forza, tutto