Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/174

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(742-743-744) pensieri 161

che, benché metaforici, son come propri.1 (E con queste considerazioni vedrete quanto la primitiva natura della lingua latina fosse disposta, a somiglianza della greca, alla onnipotenza di esprimer tutto facilmente e tutto del suo ed a sue spese, alla pieghevolezza, trattabilità, duttilità ec. Come questa facoltà di servirsi cosí bene delle sue radici, di estendersi, dilatarsi, guadagnare, conquistare con sí  (743) poca fatica, metter cosí bene e a sí gran frutto il suo proprio capitale, coltivare con sí gran profitto il proprio terreno; questa facoltà, dico, che nella lingua greca durò sino alla fine, come venisse cosí presto a mancare nella lingua latina, alla quale abbiamo veduto ch’era non meno naturale e caratteristica che alla greca, a cui poi si attribuí e si attribuisce come esclusivamente sua, verrò esponendolo e assegnandone le ragioni che mi parranno verisimili.


La lingua greca nel tempo in cui ella pigliava forma, consistenza, ordine e stabilità (giacché prima o dopo questo tempo la cosa non avrebbe avuto lo stesso effetto) non ebbe uno scrittore nel quale per la copia, varietà, importanza, pregio e fama singolarissima degli scritti, si riputasse che la lingua tutta fosse contenuta. L’ebbe la lingua latina, l’ebbe appunto nel tempo che ho detto, e l’ebbe in Cicerone. Questi, per tutte le dette condizioni, per l’eminenza del suo ingegno e lo splendore  (744) delle sue gesta, del suo grado, della sua vita e di tutta la sua fama, per aver non solo introdotta ma formata e perfezionata non solo la lingua, ma la letteratura, l’eloquenza, la filosofia latina, trasportando il tutto dalla Grecia, per essere in-

  1. Con ogni esame mi sono accertato che il verbo duco e il verbo facio per la copia de’ composti, sopraccomposti, con preposizione e senza, derivati e loro composti, significati ed usi propri e traslati, tanto di questi che suoi, è adattatissimo a servire di esempio (ludifico, carpifex, sacrificium, labefacto ed altri infiniti sono i composti del verbo facere senza preposizione né particelle ecc., ma con altri nomi, alla greca).