Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/193

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180 pensieri (776-777-778)

mai essere agguagliata dalla latina; cosí la lingua italiana,  (777) scritta già come ho detto, da sei secoli in qua e, si può dire, in ciascun secolo abbondantissima di diversissimi scrittori e cultori, ha su tutte le altre lingue moderne e colte quello stesso vantaggio di circostanza ch’ebbe la greca sulla latina. Vantaggio che per nessuno ingegno e nessuno sforzo e studio di nessuna nazione ci potrà mai esser levato, se noi non vorremo. Ma ecco che noi siamo fermati e la lingua nostra non fa piú progressi. La lingua francese infaticabilmente si accresce di tutte le parole che le occorrono. La lingua tedesca avanza e precipita come un torrente e guadagna tutto giorno vastissimi spazii in ogni genere di accrescimento. Noi, da qualche tempo arrestati, neghittosi ed immobili, manchiamo del bisognevole per esprimere e per trattare la massima parte delle cognizioni e delle discipline e dottrine moderne, ed usi e opinioni ec. ec., oggi piú rapide nel crescere e propagarsi e variare ec. di quello che mai  (778) fossero e in proporzione che la nostra indolenza e infingardaggine presente è opposta alla energia ed attività passata. Cosí la lingua italiana perde il vantaggio dello spazio che avea guadagnato per valore de’ suoi antichi e primi padri sopra le altre lingue, e queste, correndo piú velocemente che mai, fra tanto che la nostra siede e dorme, riguadagneranno tutto lo spazio perduto per la inerzia de’ loro antichi, arriveranno ben presto la nostra e la passeranno. E la nostra non solo non sarà piú né superiore né uguale alle altre cólte moderne, ma tanto inferiore, che, divenuta impotente, e buona solo a parlare o scrivere ai bisavoli, o non saprà esprimer niente del bisognevole né parlare e scrivere in nessun modo ai contemporanei; o lo farà (come già lo fa per quel poco che parla e scrive delle cose e cognizioni moderne, o per quello che ne dice non del suo, ma copiando o seguendo gli stranieri) invocando l’altrui soccorso,