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(810-811) pensieri 199

le nostre idee, e facilmente ci persuaderemo di questo ch’io dico e come, per natura universale delle cose umane, la detta facoltà sia non solo la principale e fondamentale ma necessaria e indispensabile sorgente della ricchezza, copia e potenza di qualunque lingua e della proprietà, definitezza e chiarezza dell’espressione: dico quanto alle parole (18 marzo 1821).


*    Alla p. 804. Bisogna osservare che quanto agli autori drammatici la cosa va diversamente, sí perché infinite e diversissime sono le circostanze che decidono de’ successi del teatro, massime in certe nazioni e secondo la differenza di queste; sí massimamente perché il teatro di qualunque nazione, benché abbia già il suo sommo drammatico, vuol sempre novità, anzi non domanda tanto la perfezione quanto la novità degli scritti; questa richiede sopra ogni altra cosa, a questa fa bene spesso piú plauso che ai capi d’opera dei sommi autori già conosciuti. Cosí che ad un drammatico resta sempre  (811) il suo posto da guadagnarsi, la sua parte di lode da procurarsi, il suo eccitamento all’impresa e il suo premio proposto al buon successo, e tutte queste cose son tali, che anche un autore di grande ingegno ne può essere soddisfatto e stimolato: oltre ai piccoli incidenti di società che eccitano a composizioni teatrali, oltre coloro che per mestiere ed interesse ricercano e stimolano scrittori di tal genere, oltre gl’interessi o i bisogni degli autori, gl’impegni, il desiderio di certe lodi, di certi successi, diremo cosí cittadineschi, o di partito o di conversazione e di amici ec., oltre massimamente la varietà successiva de’ costumi e delle usanze, non meno teatrali e appartenenti alle rappresentazioni quanto di quelle che occorrono nella vita e nelle cose da rappresentarsi. Cosí che allo scrittore drammatico resta sempre un campo sufficiente. E la gran fama di Sofocle non impedí che gli succedesse un Euripide. La differenza tra questo