Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/224

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(832-833-834) pensieri 211

mai la natura, tanto accurata e finita maestra in tutto, glielo ha non solo lasciato ignorare, ma nascosto quanto era in lei? Diranno che la natura avendo dato a un vivente le facoltà necessarie ha lasciato a lui che con queste facoltà ritrovasse e si procacciasse il bisognevole, e che all’uomo ha lasciato piú che al bruto, perché a lui diede maggiori facoltà, e cosí sproporzionatamente ha fatto secondo le maggiori o minori facoltà negli altri bruti. Altro è questo, altro è mettere una specie di viventi in una infinita distanza da quello che si suppone necessario al suo ben essere e alla perfezione della sua esistenza. Altro è permettere, anzi volere e disporre, che infinito  (833) numero, che moltissime generazioni di questi viventi restassero prive o affatto o in massima parte di cose necessarie alla loro perfezione. Altro è mettere nel mondo il detto vivente tutto nudo, tutto povero, tutto infelice e misero, col solo compenso di certe facoltà, per le quali, solamente dopo un gran numero di secoli, sarebbe arrivato a conseguire qualche parte del bisognevole a minorare l’infelicità di una vita il cui scopo non è assolutamente altro che la felicità. Altro è ordinare le cose in modo che gran parte di questa specie, come tanti selvaggi poco fa scoperti o da scoprirsi dovesse restare fino al tempo nostro, e chi sa fino a quando, appresso a poco nella stessa imperfezione e infelicità primitiva: il che si può applicare anche alla pretesa perfettibilità della mente e delle varie facoltà dell’uomo. E tutto ciò in una specie privilegiata e che si suppone la prima nell’ordine di tutti gli esseri. Bel privilegio davvero ch’è quello di veder tutti gli altri viventi conseguire immediatamente la loro relativa perfezione  (834) e felicità, senza stenti né sbagli, ed essa intanto, per conseguire la propria, stentare, tentare mille strade, sbagliare mille volte, e tornare indietro, e finalmente dovere aspettare lunghissimo ordine di secoli per conseguire in parte il detto fine.