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(876-877-878) pensieri 235

gl’interessi e le passioni, a causa della strettezza e vicinanza, svanisce l’utile della società in massima parte; resta il danno, cioè il detto conflitto, nel quale l’uno individuo, e gl’interessi  (877) suoi, nocciono a quelli dell’altro, e non essendo possibile che l’uomo sacrifichi intieramente e perpetuamente se stesso ad altrui (cosa che ora si richiederebbe per conservare la società) e prevalendo naturalmente l’amor proprio, questo si converte in egoismo, e l’odio verso gli altri, figlio naturale dell’amor proprio, diventa nella gran copia di occasioni che ha, piú intenso, e piú attivo. 2°, Si è perduto in gran parte e si va sempre perdendo lo scopo della società, ch’é il bene comune, e ciò per la stessa ragione per cui se n’é perduto il mezzo, cioè la cospirazione degl’individui al detto fine. Dilatiamo ora queste considerazioni e, seguendo ad applicarle ai fatti ed alla storia dell’uomo, paragoniamo principalmente gli antichi coi moderni, cioè la società poco stretta e legata, e poco grande, cioè di pochi, con la società strettissima e grandissima, cioè di moltissimi.

Ho detto che l’amor proprio è inseparabile  (878) dall’uomo, e cosí l’odio verso gli altri, ch’è inseparabile da esso e che per conseguenza esclude primitivamente ed essenzialmente la stretta comunione e società sí degli uomini che degli altri viventi. Ma siccome l’amor proprio può prendere diversissimi aspetti, in maniera, ch’essendo egli l’unico motore delle azioni animali, esso stesso, che è ora egoismo, un tempo fu eroismo, e da lui derivano tutte le virtú non meno che tutti i vizi, cosí nelle antiche e poche ristrette società (come pure accade anche oggi in parecchie delle popolazioni selvagge che si scoprono, o quando furono scoperte, come alcune americane) l’amor proprio fu ridotto ad amore di quella società dove l’individuo si trovava, ch’è quanto dire amor di corpo o di patria. Cosa ben naturale, perché quella società giovava ef-