Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/264

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(899-900) pensieri 251

l’altra, adesso tutte sono oppresse, la vinta come la vincitrice; allora serviva il vinto, adesso la servitú è comune a lui col vincitore; allora i vinti erano miseri e schiavi, cosa naturalissima in tutte le specie di viventi, oggi lo sono né piú né meno anche i vincitori e fortunati, cosa barbara e assurda; allora chi moveva la guerra era spesso ingiusto colla nazione a cui la moveva, adesso chi la muove è ingiusto, appresso a poco, tanto con quella a cui la move, quanto con quella per cui mezzo e forza la muove; e ciò tanto nel muoverla, quanto in tutto il resto delle sue azioni pubbliche. E i governi oggi tra loro sono in istato di guerra, o aperta o no, tanto continua, quanto le nazioni anticamente.

Lascio le atrocità commesse anche ne’ primi e piú fervorosi tempi cristiani sopra i capi delle nazioni vinte: cosa conseguente, perch’essi erano i vinti e non le nazioni. E cosí costumavasi, per naturale effetto, anche anticamente, nella vittoria di nazioni serve al di dentro e monarchiche. Né mancano esempi piú recenti nelle storie di questa naturale conseguenza dello stato presente dei popoli, cioè dell’odio privato o pubblico fra’ loro capi e delle sevizie usate sopra i principi vinti o prigioni ec.

Vengo all’atto della guerra. Anticamente, dicono, combattevano le nazioni intere; le guerre de’ tempi  (900) cristiani fatte con piccoli eserciti, hanno meno sangue, e meno danni. Ma anticamente combatteva il nemico contro il nemico, oggi l’indifferente coll’indifferente, forse anche coll’amico, il compagno, il parente; anticamente nessuno era che non combattesse per la causa propria, oggi nessuno che non combatta per causa altrui; anticamente il vantaggio della vittoria era di chi avea combattuto, oggi di chi ha ordinato che si combatta. È in natura che il nemico combatta il suo nemico e per li suoi vantaggi; e ciò si vede anche nei bruti, certo non corrotti, anche dentro la