Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/268

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(904-905) pensieri 255

cedonia in mezzo alla Grecia divisa ne’ suoi poteri (il che però ne’ miei principii si deve intendere solamente nel caso che quelle nazioni combattute da una potenza dispotica non siano dominate da vero amor di patria o meno, se è possibile, di quella nazione soggetta al dispotismo. E tale era la Grecia ai tempi macedonici, laddove la sola Atene aveva una volta resistito alla potenza dispotica della Persia, e vintala. Perché, del resto è certo che un solo vero soldato della patria val piú di dieci soldati di un despota, se in quella nazione monarchica non esiste altrettanto o simile patriotismo. E appunto nella battaglia di Maratona, uno si trovò contro dieci, cioè diecimila contro centomila e vinsero). Sono anche note le costituzioni di quei tempi, le carte nazionali, l’uso degli stati generali, corti ec. come in Francia, in Ispagna ec., con che o la moltitudine faceva ancora sentir la sua voce o certo il potere restava meno indipendente ed uno e il monarca piú legato.  (905)

Ma da che il progresso dell’incivilimento, o sia corruzione, e le altre cause che ho tante volte esposte, hanno estinto affatto il popolo e la moltitudine, fatto sparire le nazioni, tolta loro ogni voce, ogni forza, ogni senso di se stesse, e per conseguenza concentrato il potere intierissimamente nel monarca e messo tutti i sudditi e ciascuno di essi, e tutto quello che loro in qualunque modo appartiene, in piena disposizione del principe; allora e le guerre son divenute piú arbitrarie, e le armate immediatamente cresciute. Ed è cosa ben naturale e non già casuale, ma conseguenza immancabile e diretta della natura delle cose e dell’uomo. Perché quanto un uomo può adoperare in vantaggio suo, tanto adopera; ed ora che il principe può adoperare al suo qualunque scopo o desiderio tutta quanta è e tutto quanto può la nazione, segue ch’egli l’adopri effettivamente senz’altri limiti che quelli di lei stessa e delle sue possibili forze. Il