Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/317

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304 pensieri (967-968)

la forza e la natura di quelle voci o frasi straniere. 2°, Da una ragione anche piú intimamente filosofica e psicologica delle accennate. Le idee, i pensieri per se stessi non si fanno vedere né conoscere, non si potrebbero vedere né conoscere per se stessi. A far ciò non c’é altro mezzo che i segni di convenzione. Ma se i segni di convenzione son diversi, è lo stesso che non ci fosse convenzione e che quelli non fossero segni e cosí in una lingua non conosciuta le idee e pensieri che esprime non s’intendono. Per intendere dunque questi segni come vorreste fare? a che cosa riportarli? alle idee e pensieri vostri immediatamente? come? se non sapete quali idee e quali pensieri significhino. Bisogna che lo intendiate per mezzo di altri segni, della cui convenzione siete partecipe, cioè per mezzo di un’altra lingua da voi conosciuta; e quindi riportiate quei segni sconosciuti ai segni  (968) conosciuti, i quali, sapendo voi bene a quali idee si riportino, venite a riportare i segni sconosciuti alle idee e per conseguenza a capirli. Ma se il numero dei segni da voi conosciuti è limitato, come farete a intendere quei segni sconosciuti che non avranno gli equivalenti fra i noti a voi? Non vale che quei segni sconosciuti corrispondano a delle idee e che voi siate capacissimo di queste idee. Bisogna che sappiate quali sono e che lo sappiate precisamente, e non lo potete sapere se non per via di segni noti. Bisogna che se, per esempio (e questo è il principale in questo argomento), quei segni sconosciuti esprimono un accidente, una gradazione, una menoma differenza, una nuance di qualche idea che voi già conoscete e tenete e sapete esprimere con segni noti, voi intendiate perfettamente e vi formiate un concetto chiaro e limpido di quella tale ancorché menoma gradazione; e se questa non si può esprimere con verun segno a voi noto, come giungerete al detto effetto? Solamente a forza di conghietture o spiegandovisi la cosa a forza di circollo-