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(1004-1005) pensieri 333

e, possiamo dire, della verità dello stesso Cristianesimo (1 maggio 1821).


*    Tanto era l’odio degli antichi (quanti aveano una patria e una società) verso gli stranieri e verso le altre patrie e società qualunque, che una potenza minima, o anche una città sola assalita da una nazione intera, come Numanzia da’ romani, non veniva mica a patti, ma resisteva con tutte le sue forze; e la resistenza si misurava dalle dette forze, non già da quelle del nemico; e la deliberazione di resistere era immancabile e immediata e senza consultazione veruna; e dipendeva dall’essere assaliti, non  (1005) già dalla considerazione delle forze degli assalitori e delle proprie, dei mezzi di resistenza, delle speranze che potevano essere nella difesa ec. E questa era, come ho detto, una conseguenza naturale dell’odio scambievole delle diverse società, dell’odio che esisteva nell’assalitore e che obbligava l’assalito a disperare de’ patti, dell’odio che esisteva nell’assalito e che gl’impediva di consentire a soggettarsi in qualunque modo, malgrado qualunque utilità nel farlo e qualunque danno nel ricusarlo, ed anche la intera distruzione di se stessi e della propria patria, come si vede nel fatto presso gli antichi e, fra gli altri, nel citato esempio di Numanzia.

Oggi, per lo contrario, la resistenza dipende dal calcolo delle forze, dei mezzi, delle speranze, dei danni e dei vantaggi, nel cedere o nel resistere. E se questo calcolo decide pel cedere, non solamente una città ad una nazione, ma una potenza si sottomette ad un’altra potenza, ancorché non eccessivamente piú forte, ancorché una resistenza vera ed intera potesse avere qualche fondata speranza. Anzi oramai si può dire che le guerre o i piati politici si decidono a tavolino col semplice calcolo delle forze e de’ mezzi: io posso impiegar tanti uomini, tanti da-