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(1038-1039-1040) pensieri 359

spondenze, lettere ec. e parlavano le lingue nazionali. E cosí pure gli italiani, i francesi, gli spagnuoli, che parlavano già un volgare assai diverso dal latino scritto. Ma questa:

1°, È una διγλωττία che, appartenendo allo scritto e non al parlato, non entra nel mio discorso. E la  (1039) universalità del latino, ch’era allora universale in occidente, era universalità che, appartenendo alla sola scrittura, non ha che fare con quella che rende gli uomini parlatori di due lingue, cioè veramente δίγλωττοι, della quale sola io discorro.

2°, La lingua latina era allora veramente morta, appresso a poco come oggi, non essendo parlata, ma solo scritta. E una lingua solamente scritta è lingua morta. Ora, quantunque l’uso di una tal lingua morta fosse allora piú comune che oggidí, e cosí anche fosse dopo il risorgimento delle lettere, la universalità delle lingue morte che si studiavano e si studiano, o per usi letterarii o per vecchia costumanza, non entra nel mio discorso, il quale tratta solo della universalità delle lingue vive. Cosí anche oggi si potrebbe chiamare presso a poco universale la lingua greca in Europa e ne’ paesi cólti, ma come lingua morta (12 maggio 1821).


*    Alla p. 1031, principio. Come la letteratura cosí la lingua francese è precisamente moderna, sí per l’influenza somma nella lingua della letteratura che la forma (e nel nostro caso l’ha singolarmente formata e determinata, mutandola assai da quella ch’era da principio e dalla sua stessa indole primitiva), sí per l’influenza immediata sulla lingua francese delle stesse cagioni che hanno influito sulla letteratura francese, e formatala.  (1040) Or come la lingua francese è strettamente moderna, e quindi strettamente propria all’odierna universalità, per esser modellata sulla ragione e oggi, secondo il vero andamento del secolo,