Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/381

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368 pensieri (1051-1052)

dall’Accademia, non si riconosce dall’antica; e gli accademici (o l’età e il genio d’allora), per ridurla cosí, doverono trasformarla affatto dall’antica sua natura (vedi Algarotti, Saggio sulla lingua francese); il che sarebbe stato insomma lo stesso che guastarla, e la lingua francese si chiamerebbe oggi corrotta se prima di quel tempo ella avesse mai ricevuta una forma stabile. E quantunque non l’avesse ricevuta e gli scritti anteriori non sieno per lo piú di gran pregio, nondimeno il solo Amyot, tenuto anche oggi per classico, mostra che differenza passi tra l’antica e primitiva e propria indole della lingua francese e la moderna; mostra che, se quella lingua fosse stata mai classica (il che non mancò se non dalla copia di tali scrittori), la presente sarebbe barbara; mostra quanto quella lingua fosse libera nelle forme e nei modi ec.; mostra la differenza delle nature de’ tempi anche in Francia ec. E notate che anche Amyot, come pure Montaigne, Charron ec., furono nel secolo del cinquecento, epoca della vera formazione delle lingue italiana e spagnuola e della letteratura di queste nazioni. E ben credo che lo stile d’Amyot formi la disperazione de’ moderni francesi  (1052) che si studino d’imitarlo (vedi Andrés, t. III, p. 97, nota del Loschi), giacché la loro lingua ne ha perduta interamente la facoltà, e vedi il luogo di Thomas che ho citato altrove.

3.°, Ho già detto in altri luoghi come la lingua francese vada effettivamente degenerando dagli stessi scrittori classici del tempo di Luigi XIV, in proporzione della diversità de’ tempi, naturalmente assai minore di quella che corre fra il tempo presente e quello della formazione, per esempio, della lingua italiana e qual sia il pericolo che corre massimamente l’odierna lingua francese, pericolo veramente non di lei sola, ma di tutte le lingue; e non delle lingue sole, ma delle letterature ugualmente; e non solo di queste,