Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/72

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(553-554-555) pensieri 59

Se questa scelta, questo patto sociale, di ubbidire pel comune vantaggio ad un solo che fosse degno e capace di conoscerlo e procurarlo, abbia mai avuto luogo effettivamente, non  (554) appartiene al mio proposito. Questo discorso non considera né deve considerare altro che la ragione delle cose, e quindi come avrebbero dovuto andare e avrebbero potuto andare da principio e secondo natura; non come sono andate o vanno. Del resto, negli scarsi vestigi storici che rimangono delle antichissime monarchie (e questo discorso non appartiene se non alle antichissime e primitive) non mancherebbero esempi e argomenti di effettiva e realizzata corrispondenza del primitivo governo monarchico col pubblico bene delle rispettive società. Cosí nei popoli americani, cosí nei selvaggi (dove la tirannia par che s’ignori, sebbene si conosca la monarchia o militare o civile), cosí negli antichi germani, de’ quali Tacito ed altri; cosí fra i celti, de’ quali Ossian; cosí fra i greci omerici, sebben questi appartengono precisamente a un grado di monarchia posteriore al primitivo. Insomma, considerando le storie de’ primi tempi, si può vedere che l’idea della tirannia, sebbene antica, non è però antichissima.  (555) bensí antichissima e primordiale nella società è l’idea della monarchia assoluta (vedi Goguet, Origine delle scienze e delle arti). Assoluta s’intende, non mica in modo che questa parola fosse pronunziata e stabilita e riconosciuta per costituente la natura di quel tale governo: ma, senza tante definizioni e sanzioni e formole e spirito geometrico, gli antichi popoli si sottomettevano col fatto al reggimento di un solo assolutamente; senza però neppur pensare ch’egli dovesse esser padrone della vita, dell’opera e delle sostanze loro a capriccio, ma in vantaggio di tutti; giacché le esattezze, le definizioni, le circoscrizioni, le formole chiare e precise non sono in natura, ma inventate e rese necessarie dalla corruzione degli uomini, i quali