Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1989

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[p. 478 modifica] in tanto può influire sull’inazione, in quanto può trasportare l’azione dall’esterno all’interno, e l’uomo forzato a non muoversi, o in qualunque modo a non operare al di fuori, acquista a poco a poco l’abito di operare al di dentro, di farsi compagnia da se stesso, di pensare, d’immaginare, di trattenersi insomma vivamente col proprio solo pensiero (come fanno i fanciulli, come si avvezzano [p. 479 modifica]a fare i carcerati ec). Ma la pura noia, il puro nulla, né il tempo né alcuna forza possibile (se non quella che intorpidisce o estingue o sospende le facoltà umane, come il sonno, l’oppio, il letargo, una totale prostrazione di forze ec). non basta a renderlo meno intollerabile. Ogni momento di pura inazione è tanto grave all’uomo dopo dieci anni di assuefazione, quanto la prima volta. La nullità, il non fare, il non vivere, la morte, è l’unica cosa di cui l’uomo sia incapace, e