Pensieri e discorsi/Antonio Mordini in patria/I

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Antonio Mordini in patria - Introduzione Antonio Mordini in patria - II
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I.


Oggi dunque gli applausi e gli evviva e gli inni e le bandiere e le fanfare, e quel subitaneo soffiar di memorie nel cuor dei vecchi e di propositi nel cuor dei giovani... Di qui a pochi giorni il solito silenzio, il silenzio che in questa terra sembra più grande al pensatore, perchè succeduto a un inverosimile tumulto di storia. Questa terra, che ebbe privilegi dalla contessa Matilde confermati dall’imperatore Barbarossa, difese la sua libertà di Comune con secoli di guerra. Spesso intorno a queste mura furono costruiti battifolli e bastite per prendere la terra; e bellissime zuffe furono appiccate nelle vicinanze per liberarla. Battagliarono arditamente in questi luoghi [p. 301 modifica]or le genti del re Giovanni, ora i masnadieri di Francesco Castracani, ora le barbute di messer Piero Farnese. E il vostro capitano, o cittadini di Barga, Benghi del Tegghia Buondelmonti fiorentino qui ruppe la Compagnia Bianca dell’inglese Bosco-di-falchi, che noi chiamiamo Aguto (Hawkwood), ricuperando Gragno, Seggio, Loppia, Albiano e Castelvecchio... i nostri bei paeselli! E nel Pian grande cozzarono i più reputati condottieri del tempo, Francesco Sforza e Niccolò Piccinino; e i vostri antenati, o Bargei, del secolo XV (era il 10 ottobre del 1437) uscirono in numero di duemila dalle porte della terra assediata, e assalendo il Piccinino assediante diedero battaglia vinta ai fiorentini dello Sforza e di Neri Capponi, che erano venuti a liberare Barga.