Primi poemetti/L'accestire/La veglia

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L'accestire - La canzone del bucato L'accestire - Grano e vino
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LA VEGLIA


i


Canticchiò la fontana tutto il giorno
tra sè e sè, gemendo dal bocciuolo,
3salutando ciascuno al suo ritorno.

Con l’arruffato brivido del volo
vennero i figli, mentre soli i ciocchi
6ardean russando a quel ciangottar solo.

Venne il babbo; e, le mani sui ginocchi,
sedea pensando, mentre dal cantone
9le monachine rincorrea con gli occhi.

Il piede aveva sopra un capitone
del focolare, dove ardean russando
12i ciocchi; e lo vincea quella canzone.

Dolce obliar la vanga quando a quando,
fin ch’è lungi la prima acqua d’aprile...
15Egli ascoltava quel gorgoglio blando,

le mani all’asta e il piede sul vangile.

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ii


Alzava il capo al rientrar sonoro
di frettolosi zoccoli; ed apriva
19gli occhi, e lasciava a mezzo il suo lavoro.

La vanga rimanea presso un’oliva.
Ma ecco, a poco a poco e in un momento,
22si trovava le mani su la stiva.

E l’aratro strideva col lamento
di legna verde, e per il solco duro
25muggìan le vacche a lungo, come il vento

di tramontana. E poi tra lume e scuro
si ritrovava, uscito alfin di pena,
28nel suo cantuccio placido e sicuro.

Si fece buio, e la lucerna, piena
d’olio, brillò; più vivo il focolare
31brillò; si cosse e si mangiò la cena;

e poi le rócche vennero a vegliare.


iii


E venne Rigo. E venne il vino arzillo,
e bevve ognuno: il vino aspro, raccolto
35quando nei campi già piangeva il grillo.

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E allora il babbo ragionò, rivolto
verso le rócche. E Rigo ancor, per uso,
38guardava a quelle, tacito, in ascolto

dell’incessante sibilar d’un fuso.