Produrre sapere in rete in modo cooperativo - il caso Wikipedia/Parte II/Conoscenza enciclopedica libera in rete - Cenni metodologici

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Parte Seconda - Le dinamiche auto-organizzate di
produzione di sapere in Wikipedia


Conoscenza enciclopedica libera in rete - Cenni metodologici

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Parte II - Conoscenza enciclopedica libera in rete - Introduzione Parte II - Conoscenza enciclopedica libera in rete - Prospettiva sociale

Prima di procedere con l’analisi della ricerca, è necessario definire le coordinate metodologiche del lavoro.

Anzitutto, si è debitori dell’opera di Christine Hine1, Virtual Ethnography. L’autrice propone una nuova lettura del campo etnografico, ovvero dell’effettivo contesto studiato.

La Hine afferma l’importanza di studiare la rete collegandola agli altri contesti di ricerca “paralleli”: «[…] Vedendo il campo, piuttosto che un sito, come un “campo di relazioni”. Gli etnografi dovrebbero ancora partire da un luogo particolare, ma sarebbero incoraggiati a seguire le connessioni che sono rese significative da quel contesto2».

In sostanza: «L’approccio etnografico che è descritto qui [nell’opera dell’autrice] intende rendere giustizia alla ricchezza e alla complessità di Internet […]3».

La definizione metodologica di Christine Hine rientra in un più ampio suo discorso che si concentra sulla differenziazione di Internet come “cultura” e “artefatto culturale”.

Nel primo caso, si tratta di osservare le pratiche situate all’interno della rete. Nel secondo, di indagare sui discorsi sociali intorno ad Internet e alle varie pratiche di fruizione della Rete stessa.

Riportando il discorso dell’autrice: «Gli studi etnografici dei contesti online hanno fornito un grosso contributo a creare la visione di Internet come di una cultura nella quale il modo in cui la gente usa le tecnologie a sua disposizione potrebbe essere oggetto di studio.

[…]Il secondo modo di vedere Internet […] è quello che lo indica come un artefatto culturale. Questo approccio vede Internet come un prodotto della cultura: una tecnologia che è prodotta da persone particolari con scopi e priorità concettualmente situati4».

A un’osservazione di tipo partecipante5, svolta in modo sistematico dal mese di gennaio 2004 al mese di luglio 2004, si sono affiancate a interviste6 di tipo etnografico, su un campione di cinque soggetti, effettuate sia in sedute faccia a faccia o, in alcuni casi, mediante Microsoft Messenger, ad unico scopo di facilitare contatti altrimenti difficilmente raggiungibili. I soggetti intervistati hanno un’età che oscilla dai 18 ai 65 anni. Ulteriori contributi alla ricerca sono stati forniti da altri soggetti in modalità on-line.

Infatti, al di là del lavoro “diretto” sull’enciclopedia, si è seguito il dibattito sulle varie “pagine di discussione”7, luogo fondamentale per la pratica del processo decisionale in Wikipedia e nelle quali si è registrato un notevole flusso di utenti e collaboratori. Ci si è concentrati anche sulla mailing list, nonostante sia un mezzo utilizzato sporadicamente, e sulla chat, strumento costituito recentemente e rispetto al quale i Wikipediani si trovano ancora in una fase di “appropriazione” del mezzo. È una fase cioè di attribuzione di significato alla chat da parte dei Wikipediani. Si è comunque rivelato uno spazio assai utile per i momenti di decisione e di confronto sui problemi dell’enciclopedia.

Un altro importante momento nella ricerca è stato fornito dai raduni “locali”8: si è partecipato a due di questi, di cui il primo è stato in generale anche il primo incontro “faccia a faccia” dei Wikipediani italiani9. I due raduni si sono svolti il 29 maggio e il 12 giugno 2004.

L’aspetto dell’“artefatto culturale”, indicato dalla Hine, è stato riscontrato soprattutto monitorando le pagine di discussione, che rientrano nello spazio dell’enciclopedia, pur isolandosi dall’effettiva pratica di compilazione della stessa, e all’interno della mailing list. In particolar modo si è trovato interessante focalizzare l’attenzione su una pagina denominata “WikiBar”, punto d’incontro “informale” per i Wikipediani e di confronto abbastanza diretto, prima della costituzione del mezzo sincrono della chat10.

Come si riscontra nel lavoro di Christine Hine, la fondamentale importanza dell’utilizzo di una metodologia etnografica comporta che: «[…] l’etnografia produce una comprensione autentica di una cultura basata su concetti che emergono dallo studio piuttosto che essere imposta “a priori” dal ricercatore. Le culture sono studiate nel loro stato naturale, piuttosto che essere disturbate da tecniche di sondaggio o da scenari sperimentali11».

Ma è anche dimostrato nella ricerca che non si può esser sollevati dall’“obbligo relazionale” e l’esperienza diventa parte fondamentale della ricerca: «[…] la relazione tra l’etnografo, il lettore e gli oggetti di ricerca è ancora inscritta nel testo etnografico12. L’etnografo è ancora posizionato in modo privilegiato per render conto della posizione del campo».

Nell’osservazione poi dei casi specifici di ogni soggetto intervistato, si è notato che vi è spesso un riscontro diretto tra ciò che è la loro vita “reale” e ciò di cui si occupano su Wikipedia. La Hine a questo proposito afferma: «La sfida dell’etnografia virtuale è di esplorare la costruzione dei limiti e di costituire delle connessioni, specialmente tra “virtuale” e “ reale”13».

La pratica effettiva dell’etnografia proposta da Christine Hine conferma: «L’etnografia virtuale è interstiziale, cioè si inserisce nelle altre attività sia dell’etnografo sia dei soggetti14». Ciò significa che non si può considerare l’unico momento interazionale all’interno di Wikipedia, ma è necessario seguire quella rete di connessioni ed esperienze che rientrano in sfere diverse da quella del contesto ristretto di ricerca.

Christine Hine ci indica come virtuale sia da intendere anzitutto come una facilitazione concessa dalle nuove tecnologie per la ricerca: «[…]L’etnografo è sia lontano da o compresente agli informatori. La tecnologia permette che queste relazioni siano nutrite e mantenute o portate avanti al di là delle differenze temporali e spaziali15».

Ma virtuale, secondo l’autrice, non significa solo slegato dall’elemento corporale, bensì: «L’etnografia virtuale è adeguata per l’intento pratico di esplorare le relazioni dell’interazione mediata, anche se non si tratta della reale cosa intesa nei termini della pura metodologia16».

La Hine traccia le linee di base della metodologia a partire da un caso specifico, che ha avuto luogo nel 1997: il processo di una ragazza inglese “alla pari”, Louise Woodward, accusata di aver ucciso il figlio della famiglia americana dove risiedeva. Vengono analizzati siti web che non si occupano direttamente dell’evento mediale – riprendendo l’aspetto della “cultura” – e i discorsi giornalistici e non sul fatto in sé per quanto riguarda il livello di “artefatto culturale”.

Tutto questo imponente e complesso apparato risulta fondamentale per inquadrare i termini di tipo metodologico nei quali si è inserita la ricerca empirica trattata. Christine Hine ha il merito di aver mosso, per prima, il campo etnografico dal contesto limitato e ben definito a una situazione di integrazione dei diversi spazi e luoghi di interazione sociale, soprattutto facendo fluire uno nell’altro il momento mediato e quello faccia a faccia. Di qui le basi della cosiddetta “etnografia connettiva”, così come è possibile definire la metodologia di ricerca di Christine Hine.

Note

  1. Cfr. Hine 2000 (ed. or.)
  2. Cfr. ibidem, p. 60. Da qui in avanti, la traduzione dall’edizione originale è da intendersi a cura di chi scrive.
  3. Cfr. ibidem, p. 13.
  4. Cfr. ibidem, p. 9
  5. L’osservazione partecipante si è svolta secondo il tempo a disposizione di chi scrive. Come si vedrà, la partecipazione a un progetto di questo tipo comporta un certo sforzo (scrivere un articolo prevede un rispetto delle regole, una fase di documentazione e una di stesura. È una procedura che richiede tempo e non può essere svolta con superficialità) e non può essere effettuata senza preparazione. La partecipazione alla comunità invece è stata assidua e costante, seguendo anche le pratiche di relazione tra i membri con il lurking, ovvero l’osservazione non partecipante, silenziosa, senza intervento.
  6. Cfr. Appendice 1
  7. Cfr. Appendice 2
  8. Cioè riferibili al settore geografico del Nord Italia.
  9. Ci si riferisce ovviamente a una parte della comunità, quella facilitata dalla vicinanza del luogo di raduno, Milano. Il secondo raduno si è effettuato nella zona di Piacenza, grazie all’ospitalità di un Wikipediano lì residente.
  10. Pur permettendo uno scambio di messaggi piuttosto rapido nel caso che più utenti fossero connessi nel medesimo istante, il “WikiBar” funziona comunque in modo asincrono, è da pensare come una bacheca virtuale dove il messaggio può essere “editato” e quindi pubblicato, ma tra il tempo di pubblicazione e quello di risposta trascorrono comunque alcuni minuti.
  11. Cfr. Hine ibidem, p. 42
  12. Cfr. ibidem, p. 46 (l’autrice proviene da una lunga dissertazione, nelle pagine precedenti, sulle prime pratiche etnografiche sui nativi del Pacifico)
  13. Cfr. ibidem, p. 64
  14. Cfr. ibidem, p. 65
  15. Cfr. ibidem, p. 65
  16. Cfr. ibidem, p. 65