Scola della Patienza/L'autore a chi legge

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L'autore a chi legge

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Geremia Dressellio - Scola della Patienza (1634)
Traduzione dal latino di Lodovico Flori (1643)
L'autore a chi legge
Urbanus VIII Immagine1

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L’autore à chi legge.

I
o hò in animo, Lettor mio caro, d’insegnarti la Patienza, mà in compendio. E con tutto ciò non posso negare d’haver pigliato mal volentieri questo tema, e questa materia. Di che tù potrai forse maravigliarti, e dire: Non è forsi questa una materia copiosa, & abondante? Certo che sì. E questa causa a punto me l’hà quasi fatto lasciare. Perche la materia è troppo copiosa, & abondante: Io non sapea ciò, che m’avessi da dir prima, ò poi. E pur voglio che tu mi creda, che non vi è cosa, della quale io possa più prontamenta discorrere, che di questa. Et è molto tempo, che io ne tengo in ordine per questo proposito una buona raccolta. E forsi mi sarebbe assai più facile lo scriver gran libri, e grossi volumi, che restringermi à si angusti e piccioli libretti. [p. ix modifica]Ma io hò riguardo maggiore al mio profitto, e a quello del mio Lettore, che alla grandezza, e alla maestà dell’opera. Che giova legger molte cose, ponderarne poche, e prima d’arrivar all’ultime scordarsi delle prime? E per lodare la Patienza non fa troppo à proposito una gonfia, e longa diceria. E perciò io mi son ristretto in questo angusto circolo, e in questi brevi termini, di dire poche cose, mà breve, e ordinatamente, così per aiutar meglio la memoria, come la volontà, e l’intelletto. E posso dire con verità, che non hò fatto raccolta, ma scielta delle cose; con animo di trattarne più a longo, se piacerà a Dio di darmi vita, e sanità. Intanto ti dò ad assaggiare queste poche cose, accettale con buon’animo, e procura, benigno mio Lettore di star sano, apparecchiandoti ad una buona Patienza, ch’è cosa più d’ogn’altra necessaria.