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7.
La filosofia col nuovo regolamento universitario.


L’ordinamento fino ad ora in uso pel dottorato in filosofia rivela l’errore fondamentale di considerarla non altro che un ramo o un aspetto della cultura letteraria: non altro che il richiamo a piacimento, e a puro titolo di erudizione, dell’uno o dell’altro dei sistemi della speculazione passata, o dei placiti di più di essi concertati in un mosaico a capriccio; non altro insomma che una specie di archeologia delle idee da accompagnarsi all’archeologia dell’arte.

A questo vizio, per quanto è possibile, date le condizioni presenti dell’organamento dell’istruzione superiore, mira a rimediare il Regolamento nuovo, ispirato dalla idea, che tanto si è tardato a far prevalere, che la filosofia non è un semplice arringo qualsiasi di esercitazione retorica, ma è una scienza, che ha valore per sè, e un valore di una importanza speciale somma.

E per questo dei corsi filosofici si è fatto un gruppo a parte; e si è data ad essi una estensione maggiore, mettendoli poi in relazione anche colle scienze naturali, poichè furono resi accessibili, non solo a quelli che hanno una preparazione preponderantemente letteraria, ma anche a quelli che ne hanno una specialmente scientifica: e accennando, in fine, alla importanza particolare della Psicologia, [p. 219 modifica]relativamente alla Filosofia teoretica, e a quella della Sociologia per la Filosofia morale.

Mentre anteriormente i corsi filosofici, troppo brevi ciascuno, erano confusi indifferentemente cogli altri, e soffocati nella massa soverchiante dei letterarj e storici, sicchè non permettevano una cultura speciale filosofica sufficiente, col Regolamento nuovo essi campeggiano distinti e ingranditi per quelli che sentono di più la disposizione al magistero della osservazione scientifica, o che vi si sono già esercitati nel campo delle scienze naturali.

E, stabilendosi che per la laurea, oltre i corsi fondamentali si richieda l’esame anche in altri cinque, da scegliersi fra i più opportuni nelle diverse Facoltà, con ciò si provvede molto saggiamente all’uopo, che gli studenti della Facoltà filosofica-letteraria si coltivino anche nel loro difetto di cognizioni dei fatti naturali, e gli studenti che provengono dalle Facoltà scientifiche si coltivino anche nel loro difetto di cognizioni dei fatti morali.

Pare a taluno che, colla parentesi della Psicologia aggiunta nel Regolamento nuovo alla indicazione della Filosofia teoretica, si intenda di sopprimere il corpo maggiore di essa, lasciandone solo una parte, nè prima, nè essenziale: e che, coll’altra parentesi della Sociologia, aggiunta alla indicazione della Filosofia morale, si intenda di sostituirle una dottrina da essa diversa. Ma l’appunto è senza ragione; e tradisce il timore ansioso dei partigiani del vecchio modo di vedere, che col nuovo Regolamento (ed è così in realtà, come dicemmo) si voglia far prevalere il concetto scientifico moderno della filosofia.

Due cose significa l’aggiunta messa fra parentesi. Significa, in primo luogo, che gli insegnanti attuali, formatisi già incorreggibilmente secondo un altro indirizzo, non sono impediti (e come si potrebbe?) di continuare in esso. E, in secondo luogo, significa, che, come oggi ben si capisce, il perno veramente scientifico della Filosofia teoretica è [p. 220 modifica]la Psicologia, e quello della Filosofia morale è la Sociologia.

La filosofia nuova fu inaugurata dalla Critica della ragione pura di Emanuele Kant. E in questa, trattandovisi dell’analisi del fatto conoscitivo, non si ha che della Psicologia. Ma ciò poi non ha impedito che l’indagine relativa vi si estendesse, pel suo completo svolgimento, alla considerazione di tutti i problemi della Filosofia teoretica, e in modo da rendersi evidente, che la ricerca intorno a questi non può approdare se non subordinatamente alla suddetta analisi psicologica, per la quale si abbia il foco scientifico centrale, onde si illustra ogni punto, ogni campo filosofico. Decisivo fu per l’avviamento più proficuo della scienza l’esempio kantiano. E ormai la sistemazione vecchia scolastica e wolfiana della filosofia non si trova più che nei pochi ancora non guariti dalla superstizione della metafisica medievale.

E foco scientifico centrale è poi analogamente la Sociologia per la Filosofia morale. Sociologia diciamo noi adesso, invece che Politica, come dissero Platone e Aristotele. Diverso è il nome, identica è la cosa. E come Platone e Aristotele presero le mosse dalla Politica per venire all’Etica, perchè, bene apponendosi, ritennero inspiegabile il fatto morale prescindendo dal fatto sociale, lo stesso, prendendo allo scopo medesimo le mosse dalla Sociologia, fa ora la scienza, ricredutasi dall’aberrazione intercorsa dai filosofi della Città di Dio, di considerare il fatto della condotta isolatamente nell’individuo, e segregandone al tutto la ragione da quella della sua convivenza cogli altri consociati; da questa ragione, indispensabile assolutamente per averne una spiegazione positiva.

(Dalla Rivista di filosofia e scienze affini, fascicolo maggio-giugno 1902).