Scritti vari (Ardigò)/Polemiche/La confessione/I

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Filosofia

La confessione - I ../ ../II IncludiIntestazione 22 aprile 2011 100% Filosofia

Polemiche - La confessione Polemiche - II
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I.

Oggi, o lettori, non vi condurremo nella cloaca del Vaticano, nè sulla tavola anatomica per mostrarvi il famoso cadavere della domenica scorsa. Ma invece tratteremo sopra il dogma che si chiama confessione, ma che in sostanza non è che uno istrumento della religione non di Cristo, ma dei papi. Se non sfidati non entreremo in questioni teologiche: ci restringeremo solo al lato storico per mostrare che la confessione non fu istituita dal Nazareno, ma bensì fu ordinata da papa Innocenzo III nel 1215, poscia proclamata sacramento da papa Eugenio IV [p. 16 modifica]nel 1439; finalmente fatta dogma di fede dal concilio di Trento.

Senza preamboli passiamo ai fatti gettando uno sguardo alle storie ecclesiastiche di Socrate, Sozomeno, Eusebio e Niceforo Calisto, le quali ci raccontano che dalla chiesa primitiva sorsero varie sette religiose che facevano proseliti per loro conto: allora i vescovi dell’impero d’oriente destinarono un prete per città sotto il titolo di penitenziere, il quale doveva ascoltare gli apostati che ritornavano in grembo della primitiva chiesa; e costoro non solo erano obbligati alla confessione ma pure alla penitenza, e sempre pubblicamente.

Domandiamo noi se questa è la confessione dei nostri giorni! e se ancora lo fosse, sarebbe forse una prova della divinità d’un tale dogma?

Ma udite! poco tempo dopo il vescovo di Costantinopoli per uno scandalo successo abolì la neo-nata confessione avendosi sollevato il popolo a tale istituzione, esempio seguito in tutte le città dell’impero d’Oriente. (Vedi storia ecclesiastica di Socrate).

Ma vedi che fatalità! mentre il vescovo di Costantinopoli aboliva la confessione, il vescovo di Roma, ossia il papa Leone I la introduceva nell’anno 459 ma sempre per le ragioni e con i modi sopraindicati. Ma ecco che nella Spagna circa nell’anno 550 il clero principiò abusivamente a introdurre la confessione all’orecchio del prete con l’abolizione dei peccati. Fu allora che i nostri padri della chiesa oggi dichiarati santi dagli infallibili papi protestarono contro tale infamia: e difatti udite, o lettori, cosa dice S. Grisostomo: Dio solo ti vegga quando ti confessi; Dio il quale non rimprovera ma rimette i peccati che a lui solo si confessano (Omelia 58). Io non ti dico che tu porti in pompa i tuoi peccati al pubblico; nè che vada ad accusarli ad altrui (intendete, preti?) ma confessali presso il tuo Dio se non colla lingua, almeno colla memoria (Omelia 31). S. Ilario dice: Non bisogna confessarsi a nessun altro che a Dio (Ila. p. s. L. I.).

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S. Ambrogio dice: Pietro si pentì, pianse; imperocché peccò come uomo: ma non trovo scritto che esso dicesse alcuna cosa; trovo che pianse, leggo le di lui lagrime ma non la sua confessione (Lib. X evan. S. Luca).

Ma troppo si andrebbe a lungo; basta che il lettore sappia, che la confessione all’orecchio del prete posta in uso nella Spagna fu abolita e condannata nel terzo concilio di Toledo tenuto l’anno 590. (Vedi XI canone di questo concilio).

Cosa ne dicono i teologi papisti di questo canone? saprebbero smentirlo? È vero che un tale... ci ebbe la sfrontatezza di negare che nel 1439 abbia avuto luogo il concilio di papa Eugenio IV, ma dice: io non credo che abbia avuto luogo la battaglia della Meloria perchè non c’ero in quei tempi; cosa diremo di lui? meno imposture e più logica. Ma per ora si prosegua la nostra storia.

Carlo Magno oltre d’essere un gran politico, voleva essere gran teologo, fece radunare dei concilii che spinti dal loro padrone ordinarono la confessione auricolare ma volontaria e senza assoluzione. (Concilio di Châlons anno 813 e quello di Tours. Bibliot. Patr. tom. X).

Noi non comprendiamo! un concilio abolisce la confessione in Spagna, altri due la ordinano ma non obbligatoria; un altro non solo la ordina come vedremo, ma dice: non potete essere salvi senza la confessione; ma dunque qualcuno di questi concili ha errato? ma baje! sono infallibili come i papi; non è vero, o teologi romani?!?

Per altri quattro secoli la confessione restò addormentata quando per maledizione del genere umano lo Spirito Santo fece eleggere papa l’infame Innocenzo III. Raunò il IV concilio lateranese nell’anno 1215 e pubblicò un decreto nel quale ordina la confessione all’orecchio del prete almeno una volta all’anno. Contemporaneamente stabilì il tribunale della santa inquisizione [p. 18 modifica]coll’obbligo di denunziare al confessore tutti quelli che fossero in odore di eresia. E non ci smentite, o signori, perciocchè noi grideremo sempre al popolo ingannato: Aprite la storia dei concilii (autore Labbè) nel tomo undicesimo, nella parte prima, alla pagina 430, troverete un decreto del concilio di Tolosa tenuto nel 1229 il quale estende il precetto di Innocenzo III ed ordina non più la confessione una, ma tre volte all’anno per potere distruggere efficacemente l’eresia. Or che ne dite, o lettori?

Ma pure, ancora la religione dei papi non era orrida al punto che si trova oggi; la confessione era un puro decreto disciplinare, non mai un sacramento, anzi neppure vi era l’assoluzione.

Però lo Spirito Santo pensò di far eleggere dai santissimi Cardinali papa Eugenio IV, e questo nel concilio di Firenze nel 1439 fece proclamare la confessione un sacramento istituito da Gesù Cristo!!

Finalmente il famoso e gran concilio di Trento completò la confessione dichiarandola dogma di fede! e chi volontariamente morisse senza confessarsi, è condannato eternamente all’Inferno.

Ma dite, o teologi romani, tutti quelli che morirono prima del vostro concilio sono all’Inferno? se no, perchè dobbiamo andarvi noi? forse perchè lo dite voi? e via! è troppo grossolana. Preghiamo caldamente il lettore a riflettere sopra questo articolo, verificare le annotazioni e vedere se chi scrive dice la verità; fra sette giorni daremo gli effetti di questo dogma che si chiama confessione.

Ora ascolti un tale a cui domenica scorsa non piaceva l’articolo I successori di S. Pietro. Provvedetevi le celebri Provinciali di Pascal e vedrete che i gesuiti insegnarono non solo la calunnia ma qualunque sorte di delitto purchè si ottenga lo scopo, cioè di estirpare gli eretici, e noi, credeteci, siamo in quel numero (ciò vi dirà il vostro confessore), e se non ci credete, interrogate la storia, ella vi dirà che nell’ultimo secolo 326 scritti della Società di Gesù sono stati condannati, e che il parlamento di Parigi [p. 19 modifica]gli ha fatti bruciare nel 1762 per mano del carnefice, (vedi: Du Jèsuitisme ancien et moderne par l’archev. De Molines) e queste 326 pubblicazioni, scritte e approvate tutte, da teologi gesuiti, vi insegnano che 28 incoraggiarono lo spergiuro; 33 il furto; 36 l’omicidio; 17 l’impudicizia; 68 l’assassinio sui re alla maniera di Ravaillac: (Vedi Gaussen: sommo pontefice) e tutto vi si permette in nome di Gesù e di Maria!! purchè si estirpi tutti quelli che non credono alle loro imposture. Dunque, vi potete figurare quale sorpresa ci fece il sentire Voi a calunniarci! ma continuate pure, noi continueremo ad anatomizzare e dica pure chi sentesi capace a smentire le nostre asserzioni, e noi non avremo paura.

E tutto questo sia detto fra noi senza adirarsi!

E.P.

(Dal n. 181, domenica 23 giugno 1867, della Favilla)


Note