Pagina:Maffei, Scipione – Opere drammatiche e poesie varie, 1928 – BEIC 1866557.djvu/381

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canto terzo 375


385fa che trafitto a la magion di Fiuto
sen vada e sia fra noi giurata pace. —
     Diceva, ma il grand’Ettore crestato
la celata scotea rivolto indietro.
E ben tosto di Paride usci fuori
390la sorte. Essi di poi presso le file
stettero ove i destrieri alto sorgenti
e di ciascun Farmi giaceano ornate.
Vaga d’intorno agli omeri armatura
d’Elena ben crinita il divo sposo
395Alessandro vesti, ma le gambiere
prima si mise con argentee fibbie
adattate; sul petto del fratello
suo carnai Licaon pose l’usbergo,
che gli tornava appunto; ferrea spada
400a le spalle, d’argento ornata, appese
e l’ampio prese poscia e grave scudo;
elmo ben lavorato al forte capo
impose; tremolar terribilmente
la cavallina cresta alto si vede,
405e valid’asta scelse che a sue mani
ben si adattava. In simil modo armossi
il marzial Menelao. Di parte e d’altra,
poiché fur dunque in punto, in mezzo a’ greci
e a’ troiani n’andár, torvo mirando.
410I riguardanti ammiravan, troiani
cavalcatori e gambierati achei.
Nel misurato suol si stetter presso
crollando Faste, l’un vèr l’altro irati.
La lungh’asta lanciò prima Alessandro,
415la qual lo scudo in ogni parte uguale
colpi d’Atride; né forò l’acciaio,
ché il duro scudo rintuzzò la punta.
Atride Menelao secondo mosse
col ferro, il padre supplicando Giove:
420 — Giove re, d’Alessandro, che primiero