Trattato dell'imbrigliare, atteggiare e ferrare cavalli/Trattato 3/Capitolo 24

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Del cavallo che naturalmente andasse assai sparto. Cap. 24.

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Del cavallo che naturalmente andasse assai sparto. Cap. 24.
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Del cavallo, che naturalmente andasse assai sparto. Cap. XXIIII.


ANdando il cavallo naturalmente assai sparto, & volendolo co’l ferrare aiutare alquanto, bisogna fare l’opposito dell’antedetto capitolo, cio è dalla parte di fuori rilevare più il ferro dell’ordinario. Et s’egli non fusse solito portare rampone, far, che lo porti, perche ciò l’aiuterà alquanto. Et volendo porgerli maggior aiuto, s’abbassi più l’unghia di dentro di quello, che si farebbe se non fusse per tal causa; facendo ancho, che in quella parte il ferro non sia troppo grosso; intendendo però, che l’unghia non patisca. Et si può etiandio usare questo istesso modo ne i piedi di dietro, ma avertire cosi ne i piedi dinanzi, come in quelli di dietro, che giovando al diffetto dell’andar sparto con queste cose, che io ho detto essere buone, di non nuocere all’altre parti del piede; le quali potriano essere tanto deboli, che non patirebbero tale incommodo. Si che usandosi, & valendosene l’huomo, faccia il tutto con gran consideratione.


Del conoscere quando l'unghia del cavallo haverà patito, ò patisce per cagione d'essere stato cavalcato senza ferro, & del modo, che si osserva in tal caso. Cap. XXV.


ALle volte accade, che il pie del cavallo patisce quando non ha il ferro, ò che egli è andato senza, & maggiormente quando non v’è uso, & che ha caminato per luoghi sassosi ò montuosi. Et quando alcuno vorrà conoscere se il piede ha patito, ò patisce, voglio per questi sequenti segni se ne certifichi, cioè, se l’unghia si spezza, ò che toccandola sarà più del suo natural [p. 130 modifica]calda; la quale quando fusse di tal modo alterata, denota haver patito dentro, quantunque ben di fuori non si vedesse il danno. Alle volte anco con maggiore, & più evidente segno si conosce, perche il cavallo si duole. Ma occorrendo tal caso, bisogna tenere quello (potendo) in riposso almeno uno, ò due dì, & di più anchora si sarà necessario; facendoli pastone con che si copra tutta l’unghia, che habbia virtù non solamente di levare il dolore, ma etiamdio di estinguere quel calore accidentale, che dentro vi sentisse; perche tenendo poco conto di quello, si potrebbe essere facilmente causa di farli nascere alcuno diffetto d’entro, di modo tale, che non potrebbe essere più buono, però si dee soccorrere presto. Et sarà ancho bene, fare alcun bagno alle braccia, per confortare i nervi, & d’esse braccia solamente si bagnerà la parte di dentro. Et quando il pie sarà fuor di pericolo, all’hora si ferrarà con ferro avantaggioso da i lati, & in punta ancho occorrendo (ma pochetto) massimamente quan’ella fusse frusta; facendo, che di dietro non passi la confine dell’unghia per rispetto dell’aggrappare. Et se si volesse usare il modo turchescho, mi piace grandemente, cioè, che il ferro sia rivolto su’l calcagno per la diffensione di quello, & à questo modo ancho si sarà sicuro, che il cavallo non s’aggrapparà. Egli è ben vero, che ciò parerà forse strano ad alcuni per non usarli tra noi; ma però l’huomo può servar in questo quanto li pare, facendo sopra tutto, che esso ponga il piede uguale in terra più che sia possibile. Et quando si fusse sforzato cavalcarlo, se ben egli si dolesse, ò che in altro conto havesse patito, come di sopra è detto. All’hora si ha da porli ferro simile all’antedetto da me; ma di più voglio, che le verghe d’esso nella parte dietro siano più vicine dell’ordinario, mantenendole più larghe: impiendo poi la pianta (potendo) di cosa confortativa al piede, & repercusiva de cattivi humori. Et ridotto poi che sarà il pie nel pristino stato, si ferrarà secondo, che la natura sua ricercarà.