Una porta d'Italia col Tedesco per portiere/Avvertenza degli Editori

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Avvertenza degli Editori

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Una porta d'Italia col Tedesco per portiere Un po’ di storia
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AVVERTENZA DEGLI EDITORI

Ripubblichiamo integralmente, tranne qualche lieve modificazione di forma, le lettere che nel maggio e giugno del 1921 Luigi Barzini inviava da Bolzano al Corriere della Sera sul problema dell’Alto Adige.

A otto mesi di distanza l’inchiesta del chiarissimo pubblicista non ha perduto nè di freschezza nè di importanza, chè la maggior parte degli errori da essa segnalati ancora si ripetono; e le debolezze, le incertezze, le incongruenze del regime da noi instaurato nella nuova Provincia prealpina posta a custodia del fatale passo del Brennero non sono ancora cessate per dar luogo a quella politica di fermezza, di oculatezza e di previdenza che invano i partiti nazionali e la stampa più autorevole reclamano instantemente dal Governo Centrale. Se si eccettuano gli atti d’ordine generale, come il censimento e la leva (e da questa il Governo non avrebbe potuto esonerare le popolazioni dell’Alto Adige senza scatenare in tutta Italia un’agitazione regionalistica che avrebbe [p. vi modifica] scosso dai cardini l’unità nazionale e predisposto a un ordinamento autonomistico amministrativo e politico semplicemente disastroso), nessun provvedimento risanatore è stato preso per far cessare le condizioni di disagio morale ed economico in cui si trova ancora quella Regione e che di tanto ritardano l’auspicata pacificazione tra Italiani e Tedeschi. E ancora sussiste lo scandaloso prepotere del Deutscher Verband — Stato nello Stato — dalla cui nefasta incontrastata attività deriva il principale malessere della Regione Atesina; nè un’azione seria è stata iniziata contro i sudditi stranieri (austriaci e tedeschi) ivi dominanti, nè contro l’assidua per quanto sottile e spesso inafferrabile propaganda di boicottaggio che continua alacremente contro le imprese industriali e commerciali italiane, contro i nostri lavoratori, contro la diffusione della nostra lingua e della nostra cultura. Non si è ancora riusciti a liberare gli Italiani e i Ladini della zona mistilingue che si estende tra Salorno e Bolzano e in prossimità all’antico confine, dalla tirannide delle antiche signorie pangermaniste — sindaci, parroci, maestri, albergatori e proprietari fondiari — che continuano nell’opera di snazionalizzazione a nostro danno. Persino il provvido decreto del ministro Corbino sulle scuole italiane da istituirsi in tutti i centri dove vivono almeno quindici famiglie italiane, è rimasto pressoché vano, malgrado una certa energia che le Autorità sono state costrette a spiegare contro gli organizzatori dello sciopero degli scolari, [p. vii modifica] la cui organizzazione si trova descritta in uno dei capitoli di questo volume. Il tempo è passato, ma poco di sostanziale è mutato nelle condizioni dell’Alto Adige; e dove un miglioramento si è avuto, lo si deve, più che ad un’azione direttiva del Governo, alla magnifica forza di espansione e di assimilazione dell’italianità, che con i suoi agenti più umili — lavoratori, professionisti e soldati — supera gli ostacoli della patria burocrazia, vince le diffidenze dei Tedeschi e crea un’atmosfera di pacificazione destinata ad unire le due razze coabitanti nell’Alto Adige in una fattiva collaborazione di spirito e di opere.

Alla vigilia della riapertura del Parlamento Nazionale, che dovrà discutere l’ordinamento delle nuove Regioni, il materiale raccolto con tanta cura dal Barzini e vivificato dalla sua passione italiana, riprende adunque tutto il suo valore storico e documentario; e perciò lo ripresentiamo al pubblico integrato con un programma d’azione da svolgersi nella nuova Provincia Settentrionale tracciato da uno dei più benemeriti e operosi elementi direttivi della Dante Alighieri, da Avancinio Avancini. — Gli intendimenti che Luigi Barzini si propose nella sua inchiesta, che Avancinio Avancini concreta nella sua relazione, e che indubbiamente animano la parte più illuminata del Popolo Italiano, non sono di odio verso i Tedeschi dell’Alto Adige, nè di sopraffazione dei loro diritti etnici, culturali ed economici; tutt’altro. L’Italia ha riunito a sè i Tedeschi e gli Slavi stabiliti al di qua [p. viii modifica] del confine e deve trattarli alla stessa stregua degli altri suoi figli, ma deve altresì volere che si dia fine agli equivoci e che a Bolzano e a Merano, come a Innsbruck, a Berlino e a Vienna si persuadano che la linea del Brennero è e sarà per sempre italiana, e che tutti coloro che abitano al di qua di quella linea non debbono e non possono avere che un solo Governo: quello di Roma. Quando il Governo da parte sua avrà adottato nella Regione Atesina una politica equa ma ferma, benevole ma energica nello stesso tempo, quando, insomma, governerà, i già impalliditi fantasmi dell’Austria e della Germania che ancora incombono dal valico del Brennero dilegueranno irreparabilmente, e l’Alto Adige vedrà il nuovo miracolo di due nazionalità riconciliate, che, conservando ciascuna le caratteristiche proprie, marceranno concordi sulle vie di un comune luminoso destino.

A questa idealità si inspirano gli scritti di Luigi Barzini, riuniti in questo volume, intorno ai quali, ne siamo certi, si rinnoverà l’unanime consenso che li salutò già quando comparvero per la prima volta.

Milano, febbraio 1922.