Venti canti di H. Heine tradotti/Nachts in der Kajüte

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Nachts in der Kajüte. ../Der Hirtenknabe IncludiIntestazione 11 aprile 2011 100% Filosofia

Heinrich Heine - Venti canti di H. Heine tradotti (1922)
Traduzione dal tedesco di Roberto Ardigò (1908)
Nachts in der Kajüte.
Der Hirtenknabe

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I.


   Ha il ciel le stelle; il mare
Le perle in seno chiude:
Ma il core, il cor, d’amore
4Ha in sè l’alma virtude.
    Son grandi il mare, il cielo:
Più ch’essi grande è il core;
Ma core, mare e cielo
8Son meno che l’amore.
   Oh vieni, e fammi dono
Dell’amor tuo, fanciulla;
Di questo al par non sono
12Cuor, mare, ciel più nulla.


II.


    La celeste azzurra volta
E le stelle sue baciare
Potess’io pur una volta,
4E di lacrime irrorare.
    Sono gli occhi quelle stelle
Del mio bene: a cento a cento
A noi guardan dolci e belle
8Dall’azzurro firmamento.

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    All’azzurra sfera immensa,
A quegli occhi del ben mio,
Colle braccia alzate, intensa,
12Lagrimosa prece invio:
    «O begli occhi, o luci eterne,
Fate grazia all’alma mia,
Ch’or, movendo, alle superne
16Sedi ascenda e con voi sia.»


III.


    Della notte nel sereno
Brillan tremuli, cadendo,
Fiocchi aurati; e nel mio seno
4Sempre più d’amor m’accendo.
    Queste lagrime celesti
Su me piovano; la tersa
Linfa lor m’inondi, e resti
8L’alma in essa ognor sommersa.


IV.


    Da lieve onda in mar cullato
E da un sogno dilettoso,
Sul lettuccio sto sdraiato
4In cabina; e mi riposo.
    Per l’angusto aperto foro
Veggo splendere le stelle;
Gli occhi in lor del mio tesoro
8Veggo, dolci al pari d’elle.
    Sul mio capo, vigilanti,
In ischiera a me rivolta,
Stan quegli occhi, scintillanti
12Per l’immensa azzurra volta.
    E l’azzurro su del cielo
Sto felice a riguardare,
Finchè stende nebbia un velo
16E l’incanto, ahimè, scompare.

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V.


    Sul fianco della nave,
A cui mi appoggio, sì fantasticando,
Batton sonanti l’onde,
4E diconmi all’orecchio, gorgogliando;
    «È corto il braccio tuo,
Lontano è il cielo, e bene gli astri infissi
Gli son con aurei chiodi;
8E in vano ad essi aneli,
Meglio posassi e placido dormissi.»


VI.


    E m’addormiva; e un vasto piano incolto
Sognava; e intorno freddo e oscuro verno,
Ed alta neve; e in essa me sepolto,
4In grembo della morte al sonno eterno.
    E giù guardavan dall’azzurra sfera
Sulla mia tomba gli occhi delle stelle,
In quella luce dolce e lusinghiera,
8Amor spirante, eternamente belle.