Vita di monsignor Giacomo Goria vescovo di Vercelli (Cusano)/Vita di monsignor Giacomo Goria vescovo di Vercelli

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Vita di monsignor Giacomo Goria vescovo di Vercelli

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Vita di Monsignor Giacomo Goria
Vescovo di Vercelli.


DD
ELLA Vita, et Attioni di Monsignor Giacomo Goria Vescovo di Vercelli degnamente n’havrebbe scritto un Padre Panigarola di somma Eloquenza, ò pur il Padre Fedele da San Germano nel Vercellese, Religioso Cappuccino, e Predicatore di maravigliosi effetti, e di non ordinaria facondia, ed assieme certissimo Testimonio di molti Operati del medesimo Monsignor Goria. In mancanza dunque di sì pregiati Scrittori, e per accennare in parte le memorie di sì degno Prelato, convien dirsi, come il nascer suo si fosse nel Luogo di Villafranca Diocesi d’Asti, nel Piemonte, l’anno mille cinquecento settant’uno, d’honestissimo Linaggio, e Religiosi Parenti. Questi, mentre che potè scioglier la lingua, e formar i primi accenti, si dilettava assieme di conoscer i primi Elementi delle Lettere; indi sollevato all’intendimento della latinità, e poscia divenuto rafinato Rettorico, volendo dimostrare l’animo suo inclinato a più perfetto stato, si prese l’Habito [p. 6 modifica]d’Ecclesiastico, che le fù conceduto da Monsignor Vescovo d’Asti, il Padre Frà Francesco Panigarola, Religioso de’ Minori Osservanti: Per tanto riconoscendosi in stato, et Habito d’Ecclesiastico, maggiormente attendeva alla perfettione de’ proprj costumi, che sempre spiravano candore, ed innocenza ricordevole,1 che regolarmente l’Habito Ecclesiastico si è talare, come il Feminil uso, per darsi a conoscere fecondo altresì di virtù, ed attioni dimostrative di vera Religione, mondezza di cuore propria, per atterrire i Spiriti Infernali, come aponto avvenne, e restò sperimentato: Posciache ritrovandosi in que’ tempi nella Città d’Asti una particolar Donna assediata da sì fatti Spiriti, più volte ajutata con Essorcismi, conforme i Riti di Santa Chiesa, non le fù riuscibile la desiata liberatione, se non quando d’ordine di Monsignor Gioanni Stefano Ajazza, Nobile Vercellese, Vescovo della medesima, convenne, che un tal Prete Santina, Religioso d’aggiustata coscienza, si valesse de gl’Essorcismi nella Cathedrale Chiesa in essa Città, et a beneficio di detta Donna, che pur afflitta, e mancante per i continuati battimenti, che diabolicamente [p. 7 modifica]l’aggitavano, à suggestione del Demonio hebbe à dire: Nè tù, nè Giacomo Goria mi farà uscire da questo Corpo; di ciò avvisato esso Monsignor Vescovo Ajazza, spedì subito, per haversene contezza. Erasi all’hora il Goria minor Chierico, attendendo a Studj nella stessa Città d’Asti; onde presentatosi a Monsignor medesimo, ricevè espressa commissione d’essorcisare la stessa Donna,2 e però non tantosto diede principio a sì fatta Impresa, che il Demonio stesso sgridando, diceva: Lasciami, che parto, e mi vado, non mi tormentare. Et essendo il Demonio Padre della bugia, poco vi credè il Goria, per il che lo constrinse ad abbandonare quel Corpo, e di non più ritornarvi, anzi che di ciò gli ne desse certissimi segnali; E tanto fece lo Spirito Infernale, con la total rottura d’una delle Vetriate alle Finestre della stessa Chiesa, che pur rese maraviglia alla Città, e particolare consolatione a Monsignor Ajazza, e giontamente alla miserabil Donna liberata da sì horrendo assedio. Non lasciò il Demonio di far sue vendette verso il Chierico Goria, mentre più volte, di notte tempo, et nella propria Camera, ove solitario si dimorava, [p. 8 modifica]vi fece diversi turbamenti, come con strepitosi agitamenti, paventosi spettacoli, e simili Infernali stordimenti, che tutto nulla stimando, anzi sempre più coraggioso, maggiormente l’affliggeva con Sante Orationi, ed Opere di Christiana pietà.

Per primitie dunque dovute a’ suoi meriti, s’hebbe il Priorato nel Luogo di Villanova nell’Astegiana, indi venne promosso all’Arcipretato del medesimo Luogo, a piena sodisfattione di que’ Popoli.

Regnando ne’ stessi tempi il Serenissimo CARLO EMANUELE Duca di Savoja, desideroso altresì, che i Serenissimi Principi suoi Figliuoli s’havessero un’Ajo, e Direttore proportionato all’essere, e qualità loro, nè conoscendovi altro più degno, che l’Arciprete Goria, in tal conformità venne eletto, et assignato per la reggenza de’ medesimi Principi; In qual caso si può verisimilmente credere, che il Serenissimo CARLO EMANUELE le dicesse, come già Filippo Rè della Macedonia, mentre consegnò Alessandro suo Figliuolo ad Aristotile suo Precettore, che pur incaricò,3 dicendo: Fà che tale ne sij l’educatione, ch’indi sij riconosciuto [p. 9 modifica]essermi veramente Figlio, non degenerando da’ suoi Natali, si come tù suo zelantissimo Custode, e Padre (così leggendosi) Effice ut ipse sit mihi Filius, tuque ipsi Pater. Onde dalla maestosa benignità, ed accorta affabilità già propria de’ medesimi Principi, benissimo poteva arguirsi, quali si fossero le virtù altresì proprie dell’Arciprete Goria loro Direttore.

Si riconobbe dunque il Serenissimo Duca in obligatione di gratificarlo, attesi i suoi meriti, sendo similmente versatissimo nelle Scienze di Filosofia, e Teologia, oltre l’esser laureato con degno Titolo di Dottore nella Canonica, e Civil Ragione: E però in occasione di vacanza della Tesoreria, Dignità singolare nella Metropolitana Chiesa di Torino, ed informato il Papa, quali si fossero i meriti del Goria, ad instanza, e preghiere del Serenissimo CARLO EMANUELE, gli ne fece la gratia.

Non contento il Duca medesimo di vedersi Monsignor Goria posto in tal Dignità, e riguardando assieme l’importare dell’Eminentissimo stato, in che si ritrovava il Serenissimo Principe Cardinale MAURITIO suo Figliuolo, all’hora si promise felicissimi gl’esiti d’ogni qual’importante affare, che [p. 10 modifica]venisse intrapreso dal medesimo Principe Cardinale, quando Monsignor Goria l’havesse assistito col prudentissimo suo sapere; per il che il Serenissimo Duca sommamente gradì l’elettione di lui per Auditore dell’istesso Principe, come che col provido suo intender, ed accorte maniere, fosse per risolver ogni qual’incontro di difficoltà, che ricerchi l’humana finezza per l’attese speditioni.

Per tanto il Divin volere, ch’in quei tempi dispose l’estremo vivere di Monsignor Gioanni Stefano Ferrero Vescovo di Vercelli, diede giontamente felice apertura all’istesso Duca CARLO EMANUELE, et a’ Serenissimi suoi Figli di maggiormente publicare i meriti di Monsignor Goria, posciache attesi i suoi lodevoli Operati, e nobili maniere di già sperimentate a piena sodisfattione de’ medesimi Principi, e d’universal ammiratione, parve al Duca stesso cosa molto spediente, e di tutto proposito il compensare la mancanza di Monsignor Vescovo Ferrero da questa mortal vita, ed assieme consolar i Popoli della Città, e proveder alla Chiesa di Vercelli, col designare Monsignor Goria per Vescovo della medesima Chiesa. In [p. 11 modifica]qual conformità la medesima Altezza di Savoja lo presentò al Papa, supplicandolo dell’ammissione; A che fare, non solo non vi fù difficoltà alcuna, mà bensì gradimento, sapendosi di qual merito si fosse, che pur portatosi in Roma, et avanti chi si deve, per il dovuto Esame, le venne data l’elettione dell’Esame, se in ordine a’ Sacri Canoni, ò Teologia, ò pur de’ Casi di coscienza; onde (come ben assicurato sopra qual materia d’esse professate Scienze) si rese pronto all’altrui arbitrio. Approvato poscia con non ordinaria lode, ne seguì la commissione dell’istesso Papa Paolo Quinto al Cardinal Scipione Borghese, per la conveniente Consecratione, solennizzata pur in Roma li vintiotto del mese d’Agosto nell’anno mille seicento undeci; indi nel mese di Novembre4 del medesimo anno ne fù preso il possesso del proprio Vescovato di Vercelli per mezzo di speciale Procuratore.

Esso Monsignor Vescovo si dispose per il suo solenne ingresso in Vercelli, che fù li sedici di Decembre nel medesimo anno mille seicento undici,5 sendo in tal caso dal Capitolo, e Canonici della Cathedrale Chiesa, e [p. 12 modifica]Clero di Vercelli, come altresì dalla Nobiltà, e Popolo della medesima Città festosa, e gioliva incontrato, e seguentemente accompagnato, e servito.

Sendo poscia in Torino, ove havendosi soggetto di discorsi con quelle Altezze, circa l’obligationi proprie del Vescovo verso la sua Chiesa, hebbe perciò il medesimo Duca CARLO EMANUELE a pronontiare parole ben degne, dichiarandosi amorevole partiale della Chiesa, e total libertà dell’Officio spettante al Vescovo; Animato dunque Monsignor Goria da sì Christiano, e Religioso dire, pensò alla ricuperatione del Luogo di Coconato,6 et altri effetti; indi alla manutentione de’ Macelli in Biella, il tutto come dovuto alla sua Vescoval Mensa di Vercelli, a qual fine porgendone Memoriale espresso al Papa per tali interessi, e raccorrendo assieme a Sua Altezza per le medesime ragioni, ne fù subito spedita commissione a’ Ministri di Camera per ogni più pronta risolutione, a beneficio della Chiesa; In qual conformità si spedirono Atti per Scritture di publica fede, che pur dovendosi produrre in tempo per l’opportune [p. 13 modifica]giustificationi, ne rimase il Vescovo deluso, e defraudata la Chiesa, mercè l’avversante volere d’alcuni di quei Ministri, da’ quali surrepiti l’Originali memorie, si viddero assorbite, ed affatto suppresse le fondamentali ragioni; indi resa vana l’intentione di chi era tenuto alla conservatione dei meriti, e giurata difesa di sua Chiesa.

Sono i Principi, per loro natura, di delicata, et aggiustata coscienza, ancorche tal volta diversamente predicati, mentre sì fatti Ministri oprano con maniere differenti dalla retta mente de’ loro Principi, per se stessi Angioli in terra. Esempio si è il Martirio di San Tomaso Vescovo di Cantuaria nell’Inghilterra, mero operato de’ pravi Ministri. Ancor la perdita del medesimo Regno sottrattosi dalla vera Religione, e Direttione di Santa Chiesa, si fu per atto di seduttione eccitata da falsi Ministri. Ancor numerosi esempi s’accennarebbero, se il presente Discorso così ricercasse.

Il Sommo Pontefice Paolo Quinto, per testificare in parte la stima, che faceva del valore, e meriti di Monsignor Goria; Ecco, che (di proprio moto) il dichiarò suo Domestico Prelato,7 e Vescovo Assistente nella [p. 14 modifica]Capella Pontificia; E conoscendo similmente di qual vantaggio sarebbe stata alla Chiesa di Dio l’aggregatione di sì eminente Soggetto al Collegio Apostolico, senza dilatione ne sarebbe seguito l’effetto, et assieme s’havrebbe dato a conoscere, che se (per Privilegiata Concessione) le conveniva il Manto di Porpora, come Vescovo di Vercelli, tanto maggiormente gli era dovuto per conveniente tributo, per ragione de’ suoi proprj meriti, in aumento de’ Soggetti verificati sostegni di Santa Chiesa, quando altro communal’accidente d’original’oggetto non l’havesse ritardato.

Convenne all’istesso Vescovo sentir particolar pena, mentre si vidde ne’ prossimi scorsi anni la Città di Vercelli assediata dall’Armi del Rè di Spagna, posciache quivi s’accampò l’Armata ben di quaranta mila Soldati, che con trent’otto Pezzi d’Arteglieria da Batterie, et dalli vintiquattro di Maggio, sino li vintisei di Luglio, l’anno mille seicento diecisette la cinsero, et occuparono i Posti, e le Venute, di modo che esclusa da ogni humano soccorso, le convenne (ancor sotto honorati patti, e generose conditioni) ceder alla forza, e potere del [p. 15 modifica]medesimo Rè, che pur doppo haversi tenuta la medesima Città per un’anno intiero, ne fece total rimessa al suo natural Signore il Duca di Savoja CARLO EMANUELE Primo; Di che havendone altri scritto di proposito, come Pietro Gioanni Capriata, a’ loro Discorsi, et Historiali racconti, convien per hora rimettersi.

Ritornato poscia Monsignor Goria da Roma alla sua residenza in Vercelli, fece le Visite di sua Diocesi, come richiede l’Officio di Vescovo; indi l’anno mille seicento diecinove celebrò il Sinodo, formando Decreti, et ordinando Provisioni salutevoli all’Anime de’ Fedeli.

I continui, ed incessanti richiami de gl’Ecclesiastici, ch’a lui, come a proprio Padre raccorrevano, sendo indiscretamente oppressi, e violentati da gl’Essatori di Communità al pagamento di Taglie, e Carichi, dalla ragione vietati, da’ Imperiali Privilegi eccipiti, e per Canoniche Provisioni, ed Apostolici Decreti, a conservatione dell’Immunità, e Libertà Ecclesiastica, espressamente inhibiti,8 l’obligarono a particolar vigilanza, per resistere a simili ingiustitie, ed assieme a [p. 16 modifica]gl’abusi (ove mancava il merito di godersi tal preteso Privilegio.

Onde nella difesa di tal’Immunità, permise Iddio, per accrescergli il merito di tal virtù, che rimanesse acremente adentato da’ Ministri di Stato appò il Serenissimo Duca CARLO EMANUELE, che pur, come Principe di benignità, ascoltava bensì gl’Accusatori, assistiti da’ Camerali poco amanti, ch’il Principe si viva quieto da’ interni rimorsi; mà pur doppo fatti i dovuti riflessi, soleva dire: Il Vescovo di Vercelli è Huomo da bene. Che non ostante, ansiando tuttavia tali Ministri, non lasciarono di formargli querela, dicendo, esser egli il struggimento del Regio Patrimonio, soggiognendo esserne tenuto al risarcimento, ancor per l’importar di molte migliaia; A’ che rispondendo, per difesa del Patrimonio stesso, diceva esso Monsignor Goria, haver anzi liberato la coscienza del proprio Principe dalle obligationi della restitutione d’altra simile somma, come indebitamente essatta.

Furono perciò indicibili i guai, e le tribulationi, che generosamente sostenne, rendendosi per altro non inferiori le consolationi, che per degna compensatione le venivano suggerite nell’interno.

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Non si fà mentione delle minacce, che gli vennero fatte da un mal Ministro, ne’ tempi, che la propria Città di Vercelli era detenuta dall’Armi di Spagna, doppo il mille seicento trent’otto, posciache pretese angariare gl’Ecclesiastici, cotizzandoli a tributar quantità de’ grani, a che pur resistendo Monsignor Goria, tant’oltre ancor s’avanzò il medesimo Ministro, che si dichiarò di subito precipitarlo dalle finestre del Palazzo, in caso d’oppositione; Di che non paventando l’animato Vescovo, hebbe a risponderle parole di singolar carità, e proprie di zelante Pastore; Indi facendogli conoscer, che la grandezza de’ Principi, et essaltationi delle loro Corone si furono sempre effetti del timor di Dio, e riverenza verso i suoi Sacri Ministri, adducendo in prova di tal verità manifesti Esempi; partissi all’hora il Cavaliere sodisfatto, ed assieme pentito del passato officio con sì fatta violenza.

Altri simili incontri convenne haversi, e che lo fecero incanutire prima del tempo, si potrebbero accennare, quando non s’attendesse alla brevità de’ Discorsi; A’ qual’effetto si tralascia ancor d’esprimere un’infame Elogio, ò sij Libello Famoso, che [p. 18 modifica]contro l’innocenza, zelo, e vive Virtù proprie del medesimo verso il suo Gregge, venne temerariamente composto, e sfrontatamente manifestato alla maggior parte delle Persone da un tal’indegno Cittadino Vercellese; Da che ne rimase sì battuto, et attonito il buon Prelato per sì sacrilega mano, e maledica lingua, che in atto di conferenza, a proprio sollievo, si rendeva abbandonato, e cadente. E’ ancor vero, c’havendo egli rimessa la vendetta a Dio, come cosa a lui riservata, ne seguì, che l’Autore, et il Collaudatore di tal Libello si viddero in tal tempo, uno, respettivamente, de’ suoi Figliuoli spiritato, indemoniato; Et perche gl’Essorcismi, e simili ajuti già mai, per Divin volere, furono sufficienti a liberarli da sì horrenda oppressione, mancarono finalmente all’humano vivere; Non mancando altresì l’istesso Demonio di dargli a conoscer di quanto imperversata natura si sia; mentre più volte se gli è presentato, con atto di rapirse il medesimo Autore, in avviso de’ suoi Operati; così ordinato da chi provede al tutto.

Permise Iddio, che sì fatto Autore, acciecato contro la Chiesa, ed alla cieca [p. 19 modifica]tracollando sempre più nelle Censure Ecclesiastiche; indi, come da profondo letargo assorbito, se ne viva scordato affatto di se stesso, non altro stimandosi a propria riputatione, che l’operare a danno della Chiesa; forse per dar a conoscere a gl’Ecclesiastici le loro mancanze, sperandosi assieme, che Dio, per sua misericordia, le havrà pietà, con dargli lume per conoscere il suo errore con vero pentimento, e ricuperatione assieme della sua santa gratia.

Conoscendo Monsignor Goria essere i Padri Monaci Riformati di San Bernardo della Congregatione Fogliense di molto frutto al Christianesimo; perciò (havendosi premesse le dovute circonstanze) gl’introdusse in Vercelli nel giorno dieci di Marzo dell’anno mille seicento vintidue,9 con assignatione, per i loro Divini Ufficj, e conveniente Hospitio, della Chiesa, con suo Habitato, detta la Madonna di San Vittore, di consenso pur, et a sodisfattione de’ proprj Confratelli Disciplini. A’ quali Religiosi Monaci Monsignor Vescovo Goria assignò, e vi cedè a loro perpetuo uso, et usufrutto la Cassina, e Beni, detti la Chiapuzza, nel [p. 20 modifica]Finaggio del Luogo di Ronsecco nel Vercellese, Feudali della propria Vescoval Mensa. Inoltre,10 per Atto d’altra simil unione, investì i medesimi Monaci del Beneficio Priorato di San Bernardo, il cui Titolo, e possesso si è nella Parochial Chiesa di San Bernardo, officiata dalli Padri Eremitani di Sant’Agostino, detti della Congregatione di Lombardia, havendosi annua Pensione sopra i Frutti d’esso Beneficio posto nel Finaggio di Carezzana, il cui ultimo Titolare si fù Christoforo Berzetto di Buronzo.

Altro simil motivo rese persuaso esso Monsignor Vescovo all’introduttione delle esemplari Monache Claustrali, dette della Visitatione, instituite già dal Beato Francesco de Sales, Santissimo Vescovo di Geneva nella Savoja, professandosi la Regolar Osservanza di Sant’Agostino, a quali venne assignato11 per il loro officiare, e conveniente Habitatione la divota Chiesa di Santa Maria delle Gratie, col suo vasto Monastero in Vercelli, l’anno mille seicento quaranta due, li trenta del mese di Giugno; et di presente sotto la Disciplina, e regolata Direttione di [p. 21 modifica]zelante Superiora, e pia Madre, la divota Suor Margarita Michel della Borgogna Contea, e che già li quatordici d’Agosto dell’anno mille seicento diecinove ricevè l’Habito Monacale, e lo Spirito assieme del lor Fondatore, e Padre Beato Francesco de Sales, e giontamente per mano della lor propria Beata Madre; indi fatta sua solenne Professione nel Monastero della Visitatione in Anesi l’anno mille seicento vinti. Venuta poscia in Vercelli, ed accettata per degna Superiora in esso Monastero li dodici del mese d’Ottobre dell’anno mille seicento cinquanta sette, così d’ordine espresso della Sacra Congregatione, diretto al proprio Scrittore, come per Lettera, in Data delli diecisette d’Agosto nel medesimo anno mille seicento cinquanta sette.

In mentre si discorre del Beato Francesco de Sales Vescovo di Geneva, è altresì conveniente, che si facci mentione, come la Città di Vercelli hebbe l’honore d’haverselo per pregiato Hospite; posciache nell’anno mille seicento dieciotto, nel mese d’Aprile, in occasione, ch’il medesimo Beato Francesco si portò in Roma,12 non solamente fù [p. 22 modifica]di passaggio in Vercelli, mà ancor vi dimorò per alcuni giorni alloggiato nella Casa, hoggidì del Commendatore Stefano Ajazza. In tal tempo vi celebrò la Santa Messa nelle Chiese della Santissima Trinità de’ Padri Gesuiti, di Sant’Agata delle Religiose Monache Humiliate, et di San Pietro Martire parimenti delle Religiose Monache di San Benedetto. Vi furono del continuo de’ più scelti Nobili Cittadini al corteggio, et a servirlo nell’andarsene per la Città; Et essendo, che in atto di seguirlo, si discorresse, come la celebratione di Messa di Monsignor di Geneva si fosse longa, sentito ciò dal medesimo, hebbe a risponderle: Signori verissimo stà, che la Santa Messa si fà longa, mentre si è scarsa la divotione.

Per maggiormente dunque infervorare le menti de’ Divoti verso la Gran Madre di Dio, mediante il suo Santissimo Simolacro, posto nel Monte d’Oropa, procurò esso Monsignor Goria, che con ogni più espressive dimostranze d’apparati, e fasti, si devenisse all’essecutione della premeditata Coronatione del detto Santissimo Simolacro della Beata Vergine; onde havendosi premesse le dovute diligenze in preparare, [p. 23 modifica]disporre per ogni conveniente Attestato di riverente affetto (che benissimo s’intende nella lettura dell’Historia, et Informatione stampata in Torino l’anno mille seicento cinquanta nove) ne seguì ogni possibile, e solenne Atto di tal Coronatione, celebrato li trenta del mese d’Agosto nell’anno mille seicento vinti, ancora di propria mano di Monsignor Vescovo, gionta la fruttuosa assistenza dell’Insigne Predicatore della Parola di Dio il Padre Frà Fedele da San Germano nel Vercellese, de’ Religiosi Cappuccini Minori di San Francesco; Che pur vivendo, di non ordinaria edificatione, e col vivo esempio di Christiane loro attioni, obligarono ciascuno a riverirli, et amarli: e però sendo già d’ordinaria habitatione nel Monastero della divota Chiesa, detta Santa Maria in Vezolano, Suburbio della stessa Città di Vercelli, ove agitati da quell’Aria, come nociva, nè potendovi resistere, senza l’impegno della corporal salute, furono invitati a retirarsi da quell’Habitato, quantunque commodo, e delitioso, gionto il frequentato corso de’ Popoli, ancor stranieri, ad ivi divotamente riverire il Miracoloso Simolacro della Beata Vergine Maria, e che ne’ [p. 24 modifica]precedenti tempi erasi Titolo di Priorato; indi ceduto dal Priore Bernardo Langosco Stroppiana a’ medesimi Padri Cappuccini, facendosi il loro ricovero entro la medesima Città; A’ qual’effetto, nell’anno mille seicento vinti,13 i Cittadini Vercellesi, per atto di loro innata pietà, diedero pronto principio al nuovo Monastero, e Chiesa, sotto l’Invocatione della Natività della Beata Vergine, e del Beato Amedeo di Savoja; Il cui Choro similmente fù principiato nell’anno mille seicento vinticinque, sendo poscia il proprio Altar Maggiore consecrato da Monsignor Vescovo Goria nell’anno mille seicento vintinove, et i medesimi Padri Cappuccini traportati dal detto loro Monastero di Vezolano nel loro moderno in Vercelli l’anno mille seicento vintisette, restando poscia il detto Monastero di Vezolano unito all’Officio della Santa Inquisitione in Vercelli nell’anno mille seicento trentacinque.

Desideroso altresì di giovare al Luogo di Villafranca nell’Astegiana, sua Patria, volle, mentre viveva, disporre d’egreggie somme de denari collocati a Banco,14 a fine, che [p. 25 modifica]ivi si fabricasse honorevol Tempio, sotto l’Invocatione, e Titolo di Sant’Elena, ed assieme commoda Habitatione per alcuni Religiosi, detti Oblati, sotto le Regole, et Instituto dell’Arcivescovo San Carlo Borromeo, come li residenti nella Chiesa di San Sepolcro in Milano, Seminario di Persone, che con la loro Dottrina, e bontà di vita servono d’alluminamento a’ Fedeli di Christo, supplendo assieme in mancanza de’ Rettori delle Parochiali, ove oltre l’erettione della Chiesa, e Casa sudetti,15 vi stabilì sufficienti Redditi per conveniente sostentamento de’ medesimi Ecclesiastici.

Volendo similmente, ch’il Seminario Ecclesiastico di Torino, giontamente col medesimo Luogo di Villafranca, ne sentisse particolar beneficio; A’ tal’effetto, e per Atto d’irrevocabil dispositione, v’assegnò altri Redditi sufficienti al mantenimento di dodeci Giovani inclinati allo studio di buone Lettere, dovendo nominarsi, e presentarsi da’ suoi Parenti, che scielti, si leggono nel predetto Atto.

Come zelante altresì di suffragare l’Anime de’ Fedeli, instituì il segno, e hoggidì si [p. 26 modifica]dà nella sera doppo il solito avviso dell’Ave Maria, per ravvivarne la pia memoria di tributarle un Deprofondis, ò altro simil Christiano soccorso.

In tal conformità dovendo altresì provedere all’anima sua di perpetuo suffragio, e ricordevole assieme di quell’eruditione, e vera insegnamento, cioè:16 Male sibi consultum vult, qui Animam suam Hæredibus committit; Avvertito perciò d’assicurarse tal Provisione, fece impiego d’egregia somma de Denari nelle mani della Città stessa di Vercelli, con facoltà al medesimo Capitolo di Sant’Eusebio d’haversi annualmente i frutti, e convenienti utili, a fine, che servino per la manutentione della celebratione di Messa quotidiana, perpetua in essa Chiesa di Sant’Eusebio, oltre l’Anniversario, che ivi si solennizza giontamente con numero di Messe in voce privata, nel terzo giorno di Genaro di ciascun’anno, come giorno memorativo del suo passaggio all’altra vita.

Ancor il Collegio de’ Beneficiati nella medesima Cathedrale s’hanno particolari Redditi dal Commune del Luogo di Caresana,17 attesa certa capital somma de Denari [p. 27 modifica]pagati dal medesimo Monsignor Goria, ad effetto, che per essi stessi Beneficiati si celebrino altri simili Anniversarj.

Se bene le Scuole della Dottrina Christiana in Vercelli sijno frequentate dalli Figliuoli,18 così indotti da chi si deve; non v’è dubio, che venendo allettati con pueril interesse, non si rendino più pronti, e numerosi all’apprendere gl’insegnamenti della Christiana Religione; E però esso Monsignor Goria, zelante, che i Figliuoli s’appiglino ne’ primi suoi anni all’intendimento di quello concerne la propria salute, dispose col real impiego appò la medesima Città di Vercelli tanto maggior capitale per il Reddito annuo perpetuo di cinque Ducatoni d’Argento per la provisione di divote Imagini, Agnus Dei, e simili, da distribuirsi nelle medesime Scuole a’ Figliuoli diligenti, et animosi nelle dispute, e competenze, che s’hanno per essercitarli, e renderli informati di quello deve sapere chi professa la Fede, e Legge di Christo Signore; E tanto s’osserva.

Oltre poscia l’haver giovato al Seminario Ecclesiastico in Vercelli con le unioni de’ [p. 28 modifica]Beneficj,19 e precisamente del Priorato di San Pietro in Craviasco, del Priorato di San Vincenzo in Cavaglià nel Vercellese, et in altre più maniere; In mentre pur viveva,20 fece spontanea cessione al medesimo Seminario d’ogni suo mobil havere, con obligatione però di publiche Scuole di Grammatica, di Lettura di Filosofia, e come per Atto di Legal Scrittura.

Finalmente non tanto per l’incarco d’anni, che per i continuati flussi, e riflussi portati dall’incalciamento di tribulationi, e pene, si conobbe Monsignor Goria prossimo al finimento di sua natural vita; onde soleva dire, che si stimava mancante al Mondo, come dominato da quattordici Climaterici, che pur si verificavano, contandosene undici nell’età sua di settanta sett’anni, numero formato di settenarj; Altro Climaterico s’avvertiva, sendo egli il centesimo settimo nella Serie delle Persone, Vescovi di Vercelli (posto ch’il Cardinale Gioanni Stefano Ferrero facci un sol Personaggio, come s’è dubitato nel Discorso Nonagesimo [p. 29 modifica]ottavo.) Indi pur il decimo terzo s’attendeva, mentre si dimostrava di trenta sett’anni di Vescovato, e Cura Pastorale; et il quarto decimo Climaterico veniva compirsi, essendosi all’hora ne gl’anni mille seicento quaranta sette. Da qual verità non si scostò in fatti, mentre contandosi i giorni lunari, si giustifica pontualmente il tutto. E però gionto nell’età d’anni settanta sette, et di Vescovato trenta sette, nel terzo giorno di Genaro del mille seicento quarant’otto rese felicemente lo Spirito suo a Dio.

Non si mancò di celebrarsi le convenienti Essequie, con solenne Funerale, sendovi assistente Monsignor Don Antonio Tornielli Vescovo di Novara, e giontamente Don Gioanni Gildebia Spagnuolo, Cavaliere di San Giacomo, e Governatore di Vercelli per Sua Maestà Cattolica,col seguito della Nobiltà, e miglior parte del Popolo Vercellese.

Recitatosi dunque l’Officio de’ Morti dalli Religiosi Regolari, a vicenda, con le convenienti Cerimonie; indi doppo il recitamento di Funebre Oratione, degnamente fatto da uno de’ più ingegnosi Seminaristi, hora Religioso Cappuccino, col Nome di [p. 30 modifica]Frà Fedele da San Germano nel Vercellese, si fù levato il Corpo nella Sala Maggiore del Vescoval Palazzo; indi a sodisfattione della Città, processionalmente portato, seguito altresì da numero di Poveri, che riguardando la mancanza di Monsignor Goria, maggiormente riconoscevano le miserie loro, come abbandonati da chi li sovveniva con ogni generosa pietà. Gionto poscia il Clero Secolare, e Regolare nella Chiesa Cathedrale, ed ivi, nello spatio maggiore posato il proprio Cadavero, e fattegli altra Oratione delle lodi dovute a sì meritevole Prelato; indi con funebri canti, flebili voci, ed universal mestitia ne fù fatto honorevole Deposito; Traportato poscia il medesimo proprio Cadavero nel già detto Luogo di Villafranca (conforme pur sue ultime dispositioni) si fù colà, con simili rinovate pompe, e mesti apparati, nella Chiesa di Sant’Elena, depositato, appostavi la seguente Iscrittione.

Hic iacet JACOBUS Episcopus Vercellen.
In hoc Pago natus,
Qui in laboribus, à juventute sua
Tandem Orationibus piorum se commendans.
Obivit in Domino

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Die III. Januarij M. DC. XXXXVIII.
Anno ætatis suæ LXXVII.
Episcopatus verò XXXVII.

Il Capitolo de’ Canonici della medesima Chiesa Cathedrale di Sant’Eusebio, per atto di conformità, alle dispositioni de’ Concilj Provinciali di Milano, vi spedì in prontezza i dovuti avvisi al Signor Cardinale Cesare Monti Arcivescovo di Milano, e giontamente al Capitolo della medesima Metropolitana Chiesa, come altresì a ciascuno de’ Vescovi, e Capitoli delle Chiese Cathedrali delle Città comprese nella stessa Provincia di Milano, ricevendosene proportionate risposte di Christiana pietà, concernente il suffragar l’Anima di sì amato Pastore con Orationi, e Santi Sacrificj. Simil avviso fù altresì dato a ciascuno de’ Vicarj Foranei della medesima Diocesi di Vercelli, che con pari carità invitarono i Rettori delle Parrocchiali, i Sacerdoti, e Chierici, respettivamente, sotto la loro Direttione,a conformarsi in atto di pari suffragio.

E’ conveniente l’accennare, come persuadendosi Monsignor Goria veder effetti di quiete, e cessamento di controversie, che non solo a memoria d’Huomo, mà ancora [p. 32 modifica]per antiche Traditioni, si viddero sempre eccitate trà li due Capitoli delle Chiese Catedrali di Sant’Eusebio, e di Santa Maria Maggiore in Vercelli, mediante l’unione della medesima Chiesa, e Capitolo di Santa Maria all’istessa Cathedrale di Sant’Eusebio, procurasse perciò disporre i medesimi Canonici, e Capitolo di Sant’Eusebio a tal’effettuatione, che pur riuscì, mediante l’interpositione, e formal esecutione de’ Patti, e Conventioni espresse, e come per Atto publico ugualmente ricevuto dalli Consecretarj della Vescoval Curia di Vercelli Paolo Alciati, e Vercellino Bellino, li dodici del mese d’Agosto, l’anno mille seicento quaranta quattro; Confermate poscia per Autorità Apostolica, come per Bolla Pontificia spedita in Roma li vintisei del mese di Decembre del medesimo Anno mille seicento quaranta quattro.

In tal conformità dunque s’aggiuntò esso Capitolo di Santa Maria, composto d’otto Canonicati, con una Dignità, chiamata Mazarato, ò sij Maggiorato, astratto dal nome, Cantor Maggiore, al medesimo Capitolo di Sant’Eusebio, et ciò nell’hora del Vespro, in giorno di Venerdì, li tredici del mese [p. 33 modifica]d’Aprile l’anno mille seicento quaranta sei.

Trà le miserie proprie della medesima Città di Vercelli pratticate ne’ tempi dell’istesso Monsignor Vescovo Goria, furono i due Assedj seguiti già con l’Armi del Rè di Spagna; De’ quali, uno si verificò nell’anno mille seicento diecisette, che pur durò dalli vintiquattro di Giugno, giorno precedente la Solennità del Corpus Domini, per sino li vintisei di Luglio, giorno festivo di S. Anna, e come s’è detto. L’altro poscia hebbe il suo effetto nell’Anno mille seicento trent’otto, e che durò dalli vintisette di Maggio, per sino li sei di Luglio; Di che nel seguente Discorso si fà qualch’espressione. E tanto per hora.

JACOBUS GORIA EPISCOPUS VERCELLARUM.
ANNAGRAMMA.
O’ VISCERA, CIBUS, SALUS, AMORVE POPULI.
EPIGRAMMA.

S
I Gregis in teneri dominatur corde quieto

Intima, quem veluti viscera Pastor amat.
Militibus, si Vita Ducis penetralibus imis
Pectoris insideat, corque, animumque nocent.
Quid Vercellenses, quos usque ad Sydera tollis,
Quos omnes toto ex robore cordis amas.
Quidni conjunctis exclament vocibus omnes

O’ CIBUS, O’ POPULI, VISCERA, AMORVE SALUS.



Note

  1. Pet. Rebuff. in sua Prax. de Cler. ad Sac. Ord.
  2. Ex ejus Relatione.
  3. Philipp. Maced. ad Arist. Just. Histor.
  4. Tab. Eccl. Vercell.
  5. Tab. Eccl. Vercell.
  6. Tab. Eccl. Vercell. in Epis. Palat.
  7. Ex publ. Docum.
  8. Ex Actis Curiæ Verc.
  9. Tab. Eccl. Verc. Arch. Episc.
  10. Tab. Eccl. ut sup.
  11. Tab. Monaster. Monial. S. Mariæ Gratiar.
  12. Ex dictis Viventium.
  13. Ex dictis Viventium.
  14. Ex Act. Publ. penes Famil. de Goria recep. per Vercellinum Bellinum Canc. Curiæ Episc. Verc. die 24 Januarij 1645.
  15. Ex public. Act. ut supra.
  16. Mazuchel. Cas. Reserv.
  17. Ex public. Docum.
  18. Ex public. Docum.
  19. Tab. Eccl. Vercell. in Arch. Episc.
  20. Ex Tabul. Publ. recept. per Paulum Alc. Canc. Curiæ Epis. Verc. die 20 Nov. 1647.