Vite di illustri Numismatici Italiani - Guido Antonio Zanetti

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Costantino Luppi

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Vite di illustri Numismatici Italiani - Guido Antonio Zanetti Intestazione 25 dicembre 2021 100% Numismatica

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VITE

di

ILLUSTRI NUMISMATICI ITALIANI








Fu sul finire dello scorso secolo, uno de’ più zelanti e benemeriti promotori degli studî sulle monete e zecche d’Italia. Fa maraviglia però che questo insigne numismatico, il quale, ancor vivente, s’innalzò ad altissima fama, non abbia avuto un biografo, che ne tessesse diffusamente la vita, ch’egli spese con tanto amore ad illustrare la patria [p. 574 modifica]storia. L’unica biografia, che si ha di questo infaticabile erudito, pubblicata poco dopo la sua morte, è quella di Giovanni Fantuzzi, abbreviata poi e riprodotta nella Biografia universale antica e moderna, stampata in Venezia (1826), e più recentemente nella Biographie universelle ancienne et moderne di Michaud. Da queste si raccoglie che Guid’Antonio Zanetti sortì i natali in Bazzano, grossa borgata nel territorio bolognese, nel 1741; che a quindici anni venne colla famiglia ad abitare in Bologna, dove il padre aperse bottega da fornaio. Quivi frequentò le pubbliche scuole, e v’apprese la lingua, i primi rudimenti delle scienze ed i conteggi, nei quali ultimi, in ispecie, fece rapidi progressi. Richiamato dalla famiglia alla bottega, un errore da lui commesso nel cambio di una moneta d’oro, gli valse aspri rimproveri dal padre. Da ciò il primo impulso per lui a studiare meglio e ricercare il preciso valore delle svariate monete, che avevano allora corso in Italia, ed in ispecie sui mercati di Bologna. Poco a poco infervorandosi sempre più nell’esame di quelle, divenne in breve uno de’ più esperti conoscitori di monete che vantasse in quel tempo l’Italia. Studiata a fondo l’aritmetica e particolarmente la scienza de’ calcoli, che costituiscono la moderna scienza del ragioniere, ottenne facilmente l’impiego di computista presso il Banco di Bologna. In tale condizione si aperse per lui un campo più vasto e confacente a perfezionare i suoi studî. Potè quindi in breve dimostrare in tale arringo la sua valentia. Lo zelo indefesso ed il disinteresse ch’ei dimostrò nell’adempimento de’ suoi doveri, gli cattivarono la stima e l’affetto [p. 575 modifica]de’ suoi superiori, talchè, resosi vacante il posto di Direttore del Banco, sulla proposta de’ Senatori, Conte Carlo Grassi e Giovanni Fantaguzzi, fu egli innalzato a capo di quell’importante Istituto. Da quel momento lo studio delle monete diventò in lui una vera passione. Già da tempo aveva egli fatto una copiosa raccolta di monete italiane, e la fama di essa tosto si diffuse nella penisola, sicchè giunse a conoscenza del re di Napoli, che allora appunto aveva rivolto il pensiero ad arricchire i suoi musei. Il re ne fece l’acquisto; ma lo Zanetti si diede allora con maggior trasporto a formare una seconda raccolta più copiosa della prima, e dall’incetta delle monete passò a quella delle medaglie. Il Padre abate Gian Grisostomo Trombelli, che fu il più intrinseco de’ suoi amici, che già lo andava ammaestrando nel latino, e nel decifrare le antiche scritture, lo aiutò anche in quelle erudite ricerche, sicchè lo Zanetti allargando ed approfondendo le sue cognizioni, ed ordinandole più sistematicamente che non avesse fatto fino allora, faceva rapidi progressi nella vera scienza che è detta numismatica. Povero di fortune, visse lui e la sua famiglia del puro necessario, per consacrare la parte maggiore dell’emolumento, che ritraeva dall’impiego, nell’acquisto di monete, di medaglie e di libri, che dovevano servire ai suoi studî prediletti. Il tempo che gli lasciava libero il coscienzioso adempimento de’ suoi doveri, veniva da lui assorbito in continue letture.

Oggetto del suo esame furono tutte le storie de’ municipi italiani; e ciò non bastando, nelle vacanze, intraprese viaggi, [p. 576 modifica]frugò negli archivi e nei pubblici e privati musei, ed attivando una vasta corrispondenza co’ personaggi più dotti che in quel tempo onoravano la penisola, da tutto e da tutti ritraeva cognizioni sempre più ampie. Accumulato per tal modo un immenso tesoro di materiali, venne nel divisamente di dotare la patria italiana d’un’opera che doveva contenere, insieme colla storia, l’illustrazione completa delle monete e zecche italiane del medio evo e moderne. Però non osando sperare di poter da solo ridurre ad effetto sì vasto disegno invocò l’aiuto e la cooperazione dei più chiari numismatici della penisola. Per tal fine aprì e mantenne un esteso e vivo carteggio con essi, molti de’ quali applaudendo alla generosa impresa gareggiarono nel somministrargli ciascuno qualche scritto sulle monete della loro città natía, o di que’ paesi, di cui in modo più speciale avevano studiato la storia economica1. Il primo volume della Nuova raccolta, che dovea far séguito a quella dell’Argelati, uscì in Bologna nel 1775 coi tipi di Lelio della Volpe stampatore [p. 577 modifica]dell’Istituto delle Scienze, e dedicato alla Santità di Papa Pio VI. Dopo appena l’intervallo di quattro anni (1779) apparve il secondo volume, che accrebbe ancora più la celebrità a cui era salito lo Zanetti, per la quale fu eletto Conservatore del Museo di antichità di Ferrara2. Con tale onorifico incarico, rivolgendo le sue cure anche a questo importante Istituto, trovò modo di arricchirne il medagliere di una bella serie di oltre quattromila monete. Non intralasciò per questo la continuazione dell’opera, a cui aveva consacrato il tempo migliore della sua vita, e negli anni che seguirono, 1783, 1786 e 1789, diede alle stampe gli altri tre volumi, che coi primi già accennati contengono la storia tipica ed economica di trentacinque zecche, e gettano altresì molta luce sulle altre della penisola, che aveva in animo d’illustrare, se gli fosse bastata la vita. Tante cure e tante fatiche avevano già affievolito le sue fibre delicate, quando una violenta febbre in breve lo consumò e lo spense, il [p. 578 modifica]3 ottobre 1791, nell’ancor verde età d’anni cinquanta, in quell’anno appunto che dava l’ultima mano al sesto volume della’ sua opera, il quale doveva contenere la storia monetaria ed economica della città ch’egli aveva cotanto onorato ed amato, di Bologna, che già da tempo l’aveva annoverato tra i suoi figli adottivi. — Fu sepolto nella chiesa dei Religiosi del Corpo di Cristo, detta di S. Caterina. Lo Zanetti sposò in prime nozze Teresa De’ Rossi, che lo fece padre di un maschio e tre femmine; ed in seconde nozze, Ginevra figlia di Giacomo Biancani, cittadino bolognese e custode del Museo delle antichità dell’Istituto. Quest’ultima con pietosa disubbidienza alla volontà del defunto, gli fece apporre sulla sepoltura una lapide coll’iscrizione seguente, dettata dal celebre epigrafista Ab. Gaetano Marini prefetto in Roma degli archivi pontifici:


GVIDONI . ANT . F . ZANETTO
CIVI . BONONIENSI
EX . PRÆPOSITO . RATION . SENATVS
VIRO . OPTIMO . ET . OMNIBVS . CARO
CVI . MONETÆ . ITALIÆ . VNIVERSÆ
MIRVM . QVANTVM . DEBEANT
PLVRIMIS . IN . EAM . REM . MONVMENTIS
DOMI . RELICTIS . MVLTIS . FORAS . PROLATIS
DECESSIT . V . NON . OCT. A. MDCCXCI
AN . NATVS . L .
JVNIPERA . JACOB . F . BLANCANIA
VXOR . MOESTISSIMA
CONTRA . VOTVM . POSVIT.
AVE . ANIMA . INNOCENS . ET . VALE . IN . PACE.

[p. 579 modifica]Oltre le cariche occupate, lo Zanetti fu anche insignito del titolo di Accademico Clementino, e di Cavaliere, come ce lo fa credere una medaglia coniata in onore di lui, di cui diamo l’impronta in capo a questi cenni3. Certo per tanto egli è che lo Zanetti, vivente, ebbe la rara fortuna fra noi di godere incontrastata la fama di primo monetografo d’Italia, e se scarse sono le notizie lasciateci da suoi contemporanei intorno alla sua vita privata, ci resta a fame fede l’opera sua che durerà immortale. — Uno de’ suoi intimi amici, e suo caldo ammiratore, il milanese Francesco Bellati, che aveva largamente cooperato con lui per la buona riuscita della grande opera, dopo la morte dell’amico ebbe cura di acquistare dagli eredi la vasta collezione di schede, autografi, disegni, documenti, opuscoli stampati e manoscritti relativi alle varie zecche italiane dallo stesso Zanetti raccolti per la sua vasta opera, dei quali, coordinati in venticinque volumi in foglio, fece poi generoso dono, insieme ad altri materiali da lui stesso raccolti, al Reale Gabinetto Numismatico di Milano sua patria, affinchè potessero giovare, come giovarono infatti, ai futuri coltivatori della numismatica scienza4.


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Queste notizie sulla vita e sull’opera insigne dello Zanetti vennero estratte dai libri seguenti: Giovanni Fantuzzi: Notizie degli Scrittori bolognesi. Bologna, 1794; tomo IX. — Verci: Dizionario di Bassano. — Biografia universale antica e moderna. Venezia, 1826; tomo LXV, pag. 42. — Biographie universelle ancienne et moderne di Michaud. Paris; tomo XLV. — Biondelli: Lettere inedite di Guid’Antonio Zanetti sulle monete e zecche d’Italia. Milano. 1861; pag. IX.

C. L.




Note

  1. Per dare un’idea delle vaste ricerche e dell’importanza del carteggio dello Zanetti basterà accennare col Fantuzzi, suo biografo, i nomi dei dotti suoi contemporanei, cui ricorse, e dai quali ottenne le lettere, i trattati e le dissertazioni, che rendono preziosa ed immortale l’opera sua: Valenti Gonzaga e Stefano Borgia, Cardinali; Pompeo Compagnoni, vescovo di Osimo e di Cingoli; Giovanni Agostino Gradenigo, vescovo di Ceneda; Canonico Marchese Giovanni Iacopo Dionisi; Canonico Rambaldo degli Azzoni Avogadro; Cav. Ab. Girolamo Tiraboschi, bibliotecario del Duca di Modena; Padre Ireneo Affò, bibliotecario del Duca di Parma; Ab. Gaetano Marini, prefetto degli Archivi pontifici; Annibale degli Abati Olivieri; Pietro Borghesi; Vincenzo Bellini, custode della Biblioteca e del Museo di Ferrara; Giovanni Mengozzi, professore nel Seminario di Foligno; Leopoldo Camillo Volta, prefetto della Biblioteca di Mantova; G. B. Verci; Conte Francesco Battaglini; Conte D. Reginaldo Carli-Rubbi; Andrea Zanoni; Canonico Michele Catalani; D. Carlo Doneda; Ab. Gasparo Luigi Oderico; G. B. Schiopalalba; Giuseppe Vernazza; P. Fortunato Mandelli; Rinaldo Reposati, ecc. ecc.
  2. Successe a Francesco Leopoldo Bertoldi che divenne poi segretario dell’Arcivescovo Monsignor Patrizio Fava.
  3. Dall’esemplare che il ch. Dott. Luigi Frati di Bologna donò cortesemente al Gabinetto di Brera.

    (N. della Dir.)

  4. Biondelli: Lettere inedite ecc., pag. IX.